
Dario nardella e Gabriele Gravina
Firenze, 1 settembre 2021 - Da Herat a Coverciano. Dal terrore di un lungo e difficile viaggio fino all’aeroporto di Kabul alla pace delle colline fiorentine. Alcune ragazze della nazionale di calcio afghana saranno ospitate proprio a Firenze e nel luogo più adatto: il centro tecnico di Coverciano, la casa della nazionale italiana. Dopo giorni di contatti con la onlus Cospe che le ha assistite nella loro patria, Firenze è riuscita a spalancare le sue porte per queste sfortunate ragazze che d’ora in avanti dovranno provare a ridisegnare la loro vita. Si tratta di tre calciatrici di Herat, il loro allenatore più i familiari. In tutto una quindicina di persone che si portano addosso il terrore della persecuzione talebana e che troveranno rifugio a Firenze. Palazzo Vecchio ha portato a casa l’operazione grazie al sostegno della Figc. Il sistema che si occuperà della loro accoglienza è quello della rete Sai (Servizio accoglienza e integrazione) e sarà la Caritas, nello specifico a mettere a disposizine gli spazi per la loro permanenza, e soprattutto per la loro integrazione in città. Sarà invece la Federazione a mettere a disposizione delle ragazze e del loro mister il centro tecnico di Coverciano, quindi allenatori e allenatrici, ma anche tutor per far conoscere alle sportive la cultura e la lingua italiana. Il sindaco Dario Nardella e il presidente della Fgci Gabriele Gravina non nascondono la loro soddisfazione annunciando l’arrivo delle tre sportive. Le calciatrici, spiega Gravina, "sono in quarantena e stanno arrivando. (potrebbero essere a Firenze già sabato ndr ). Non vogliamo solo accoglierle, ma dar loro un senso di libertà totale. Per questo metteremo a disposizione formatori, come allenatori e allenatrici, che avvieranno le ragazze alla conoscenza del nostro calcio. Ma anche tutor". Saranno questi ultimi ad avere il compito di sostenere le atlete nel percorso di avvicinamento alla cultura e alla lingua italiana. La speranza, quindi, è che dopo questo periodo fiorentino "le ragazze – ha concluso Gravina – possano essere tesserate in una società calcistica, per partecipare così alle competizioni sportive". Nardella intanto ringrazia la Figc per la collaborazione, e aggiunge: "Queste ragazze potranno utilizzare Coverciano e saranno poi accolte dalla rete della Caritas e del Comune. E’ un messaggio molto chiaro, che mette insieme solidarietà, diritti umani, sport e calcio". Come per tutti gli altri profughi afghani la prefettura ha imposto il massimo riserbo sul luogo dove saranno accolte per tutelare la loro privacy, certo, ma anche per scongiurare qualsiasi rischio. La calciatrici di Herat, sono solo giovani atlete strappate alla persecuzione dei talebani che vedono in loro l’essenza stessa della ribellione. Anche se in campo indossano una divisa che le copre da capo a piedi, anche se si allenavano alle 5 del mattino per evitare di dare nell’occhio e non attirare le furie dei talebani. Salvarle, assisterle, restituirle alla libertà e allo sport è pari a fare l’impresa.