«5 anni e poi addio alle case popolari?»

Sunia e Cgil lanciano l’allarme finanziamenti. Serve anche una legge regionale che riveda l’organizzazione e impegni i Comuni

case popolari

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Arezzo, 19 aprile 2024 – 5 anni. Questa l’”aspettativa di vita” delle case popolari senza un piano nazionale con specifici finanziamenti. L’allarme viene dal Sunia e dalla Cgil di Arezzo che citano dati riferiti al 2022 del report della Regione Toscana oltre che degli studi di IRPET e Nomisma.

“Nella provincia aretina ci sono 3.121 alloggi ERP di cui ben il 44,6% costruiti prima del 1970 e il 44,3% tra il 1970 e il 2000 e le costruzioni più recenti non sono in migliori condizioni delle più vecchie”. Quindi un patrimonio che ha bisogno di continue manutenzioni mentre le entrate da affitti sono in continua diminuzione.

L’offerta di alloggi ma diminuisce la domanda cresce: “I nuclei familiari della provincia con redditi sotto i 16.500 euro annui sono 26.312, quindi grosse difficoltà in una realtà che vede gli affitti in continuo aumento. Le domande per un alloggio ERP accoglibili nel 2022 sono state 861 mentre gli alloggi assegnati sono stati solamente 123, cioè il 14,3% degli aventi diritto”.

Alla mancanza di fondi, si somma una legge regionale del 2019 inadeguata. “Dopo 5 anni di vita – affermano Sunia e Cgil - avrebbe bisogno di una rivisitazione che definisca aspetti lasciati in sospeso con la precedente, porti omogeneità in tutto il territorio regionale con norme chiare e agevoli la catena di interventi degli enti preposti”.

La Regione, che non ha la proprietà degli immobili, indica le priorità e le regole di gestione.

I Comuni, che sono i proprietari degli immobili, gestiscono i bandi e l’assegnazione degli alloggi, poi passano la mano all’organismo che li rappresenta tutti, il LODE. Resta loro il diritto/dovere di controllo nonché di verifica del grado di soddisfazione dell'utenza. Ma lo esercitano?

Il LODE delega l’intera gestione, amministrativa e tecnica, ad una società per azioni (Arezzo Casa S.p.A) costituita dai comuni stessi, tramite una convenzione (il contratto di servizio) dietro il pagamento di un canone concessorio (peraltro escluso dalla legge regionale).

Anche qualora arrivassero fondi per la manutenzione, un patrimonio degradato di 3.121 alloggi sparsi tra tutti i comuni della provincia da seguire in ogni fase, non ha possibilità di avere risposte adeguate senza un impegno diretto dei comuni; almeno nella fase di gestione dei lavori. Non è un caso se gli assegnatari, oltre alla mancanza di interventi, lamentano che, anche i lavori attivati, non vengono seguiti con puntualità.

Da queste considerazioni una lettera aperta ai comuni. “Come sindacato siamo impegnati in due direzioni: cercare di ottenere finanziamenti adeguati e avere una struttura più efficiente e omogenea su tutto il territorio regionale. Se è una volontà condivisa, forse una azione comune che esca dagli schemi classici e dai ruoli precostituiti, potrebbe essere utile. Noi ci siamo”, concludono Sunia e Cgil.