MAURIZIO COSTANZO
Cronaca

17 maggio 1990, quando l’omosessualità smise di essere una “malattia mentale”

Cambiano i tempi e cambia il linguaggio. Ecco l’Abc dell’inclusione, da “ally” a “deadnaming” fino a “coming out of the closet”

Una parata del Pride

Firenze, 17 maggio 2024 – Il 17 maggio del 1990 fu un giorno storico per i diritti: l'omosessualità venne infatti rimossa dalla lista delle malattie mentali dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Ecco perché in questo giorno, dal 2007, si celebra la Giornata Internazionale contro l'omofobia, la lesbofobia, la transfobia e la bifobia. Il linguaggio è uno strumento potente che può alimentare sentimenti di omofobia e transfobia ed è pertanto necessario aumentare la consapevolezza dell’importanza delle parole per favorire la tutela dei diritti di tutti. Anche in vista del mese di giugno dedicato al Pride, Babbel insieme a Spazio Aperto Servizi, riflettono sul legame tra inclusione e linguaggio al fine di sensibilizzare sul peso delle proprie parole. Da “LGBTQIA+” a “Schwa”, ecco l’Abc dell’inclusione. LGBTQIA+: si tratta di un acronimo che vuole includere tutte le persone che non si riconoscono in un orientamento eterosessuale o non si identificano come cisgender (ossia coloro la cui identità di genere corrisponde con il sesso biologico assegnato alla nascita). La sigla comprende: lesbiche, gay, bisessuali transgender, queer o questioning, intersex (si tratta di una condizione poco nota che contraddistingue le persone i cui cromosomi e caratteri sessuali appartengono sia al sesso femminile che al sesso maschile), asessuali e/o aromantici e/o agender (gli asessuali sono coloro che non provano attrazione sessuale verso nessun genere o solamente in caso di una forte intesa emotiva, mentre gli aromantici non sono interessati a relazioni romantiche; le persone “agender” trascendono la concezione di genere e desiderano essere considerati solamente come delle persone). Con il “+” finale di questa sigla si inseriscono in questa comunità dalle mille sfaccettature tutte le identità non eteronormative, includendo così un ampio spettro di variazioni di genere e orientamenti sessuali. Non-binary: le identità non binarie, dette anche “enby”, si identificano al di fuori del sistema binario che prevede una divisione rigida delle persone in due generi corrispondenti al sesso biologico (maschile e femminile). Possono appartenere a due o più generi, contemporaneamente o separatamente (come, per esempio, le persone “pangender” che si identificano in tutti i generi) oppure a nessun genere (come, le persone “agender”). Ally: si utilizza questa parola, traducibile in italiano come “alleato”, per riferirsi a chi, pur non facendo parte della comunità LGBTQIA+, combatte nella propria quotidianità contro le discriminazioni, gli abusi e i pregiudizi che colpiscono ancora le persone che non si identificano nel sistema eteronormativo binario. AFAB e AMAB: acronimi della frase inglese “assigned female at birth” (“sesso femminile assegnato alla nascita”) e “assigned male at birth” (“sesso maschile assegnato alla nascita”) si riferiscono alla definizione del sesso biologico da parte dei medici, sulla base di criteri come il patrimonio genetico e gli organi genitali. Le persone transgender che non si sentono di appartenere alla categoria stabilita si definiscono con gli acronimi CAFAB o CAMAB (“coercively assigned female at birth” o “coercively assigned male at birth”) dove il termine “coercively” si può tradurre con “forzato”, in quanto il sesso di appartenenza non è stato scelto dai soggetti coinvolti e non viene percepito come proprio. MTF e FTM: le abbreviazioni per “male to female” (“da maschio a femmina”) e “female to male” (“da femmina a maschio”) vengono utilizzate per identificare le persone transgender binarie. Si tratta di acronimi meno utilizzati rispetto ad AFAB e AMAB perché presuppongono il passaggio tra solo due possibili generi, escludendo così, per esempio, le identità non binarie o agender. Deadnaming: costituito dalle parole inglesi per “chiamare” e “morto/a”, si tratta dell’atto profondamente offensivo di riferirsi alle persone transgender, binarie e non binarie, con il nome assegnato alla nascita. Va differenziato rispetto alla pratica del “misgendering” (letteralmente “assegnare un genere sbagliato”) che consiste nell’attribuzione di un genere errato puramente basato sull’apparenza esterna e nel conseguente utilizzo di pronomi scorretti. Secondo alcuni studi condotti sull’argomento, chiedere alle persone quali pronomi preferiscano usare o chiamarle con i nomi da loro scelti può significativamente ridurre il rischio di depressione e suicidio, specialmente tra i giovani. Xenogender: coniato su Tumblr nel 2014, è un termine ombrello che ruota attorno al concetto di “alieno, estraneo” (dall’antico greco “Xenos” che significa “straniero, non standard, strano”) e genere (“gender” in inglese). Si utilizza, soprattutto per soggetti giovanissimi per fare riferimento a identità non binarie che non riescono a riconoscersi in un genere specifico, alla stregua di come si fa con piante, oggetti, animali o concetti che non vengono considerati in relazione al genere (secondo il Worldwide Gender Census circa lo 0.4% della popolazione mondiale è xenino). Two-spirit: i “two spirit” (traducibile come “i due spiriti”) sono individui nativi dell’America Settentrionale che racchiudono tratti femminili e maschili, oltre a caratteristiche uniche della propria identità. Per numerosi popoli nativi, le persone nascono con un genere neutro e solamente nel tempo scelgono la propria identità di genere: pertanto, chi ha due spiriti all’interno di un solo corpo è un dono speciale per la comunità al punto da essere considerati meritevoli di uno status speciale all’interno della società. Occorre specificare che non sempre questo termine, sebbene sia una parola ombrello, sia inclusivo dell’ampio spettro di visioni in termini di identità delle culture native, molto differenti tra di loro, ma è bene sottolineare l’importanza dei “two-spirit” nelle culture native americane. Fare coming out, in the closet e fare outing: sebbene possano risultare simili, queste tre espressioni inglesi rappresentano realtà molto diverse. La prima (traducibile come “uscire allo scoperto”), indica la decisione di dichiarare pubblicamente il proprio orientamento sessuale e/o la propria identità di genere. Al contrario, l’“essere nell’armadio” (“be in the closet”) è usato per descrivere chi non si è ancora aperto alle persone della propria vita (famigliari, amici, colleghi) in merito alla propria identità di genere e/o al proprio orientamento sessuale (e di conseguenza, non è ancora “uscito dall’armadio” - l’espressione completa sarebbe “coming out of the closet”). A tal proposito, si possono individuare due possibili origini alla base di questa espressione. La prima, sembrerebbe risalire agli inizi del XX secolo, più specificatamente all’ingresso in società delle donne tramite la partecipazione a balli delle debuttanti; all’epoca il “closet” era la camera da letto, l’unico luogo dove era concesso alle persone (e ancora di più alle donne) di esprimere la propria sessualità. Un’altra possibilità è che il termine si sia diffuso nel corso degli anni ‘70 con la metafora degli “scheletri nell’armadio”, ossia l’avere segreti non rilevati riguardo l'identità di genere o orientamento sessuale. In questo contesto, fare "coming out" significa lasciar uscire uno "scheletro" dall'armadio. Infine, fare “outing” indica la pratica scorretta di rivelare l’identità di genere o l’orientamento sessuale senza l’approvazione dei diretti interessati. Sebbene possa anche essere non intenzionale, è un gesto di violazione della privacy altrui che può avere conseguenze non di poco conto sulla salute mentale e fisica così come sulla condizione economica delle persone. Schwa e gender-neutral: il simbolo schwa è familiare ai linguisti e si trova nell’alfabeto fonetico internazionale per indicare la corretta pronuncia delle lingue del mondo. L’origine etimologica di questo simbolo potrebbe risalire alla parola ebraica “shav” (“niente”) e oggi viene impiegato in fonetica per identificare una vocale intermedia, “neutra”; motivo per cui nel linguaggio contemporaneo si utilizza come soluzione alternativa al cosiddetto “binarismo di genere” (maschio o femmina) per includere qualsiasi tipologia di genere in un discorso. Si collega strettamente al tema della “gender-neutrality”, concetto per cui nelle varie componenti della società (dal linguaggio alle istituzioni) si dovrebbe evitare di definire i ruoli in base al genere o al sesso degli individui. Nasce oggi Francesco Nuti nato il 17 maggio 1955 a Prato. Oggi ricorre l’anniversario della nascita del noto attore, scomparso il 12 giugno 2023. Toccava le storie e i personaggi e li trasformava a sua immagine e somiglianza, creando una strana magia empatica per cui generazioni diverse si sono rispecchiate in quel Francesco detto "il Toscano" che poi si sarebbe nascosto dietro altri pseudonimi: Romeo, Caruso, Willy, Lorenzo, Dado, Pinocchio. Recentemente la figlia Ginevra ha istituito, in suo onore, il 'Premio Francesco Nuti'. Ha detto: “La felicità è un viaggio, non una destinazione”.