PAOLO DI GRAZIA
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Strage Viareggio, sette processi. Dopo 15 anni manager in cella: "Certificata la falla di sistema"

Soprano entra a Rebibbia e il suo legale attacca: "Non ha mai neanche preso una multa". Ora ci vorranno un terzo appello e una terza Cassazione per arrivare a una sentenza definitiva.

Strage Viareggio, sette processi. Dopo 15 anni manager in cella: "Certificata la falla di sistema"

Ha varcato ieri mattina le porte del carcere di Rebibbia a Roma. Vincenzo Soprano, ingegnere di 66 anni compiuti lo scorso ottobre, è il primo e al momento unico degli imputati della strage di Viareggio a conoscere l’onta della prigione. A distanza di quasi 15 anni, infatti, l’ex Ceo di Trenitalia, accompagnato dal suo legale di fiducia, avvocato Alberto Mittone, non ha atteso che gli venisse notificato il decreto di carcerazione da parte della Cassazione che si è pronunciata lunedì sera, ma spontaneamente si è consegnato alla giustizia.

Una giustizia lumaca che colpisce a scoppio ritardato e a singhiozzo. Visto che gli altri 12 coimputati – sia italiani che tedeschi – possono ancora sperare in una dilazione dei tempi. La Corte di Cassazione ha infatti sancito l’annullamento della sentenza di Appello bis "limitatamente – si legge nel dispositivo – all’entità della riduzione di pena per le circostanze attenuanti generiche" che sono state riconosciute a tutti gli imputati tranne che a Soprano.

Il giorno dopo questa sentenza della Corte di Cassazione che si è espressa lunedì sera attorno alle 21 su una delle pagine più buie e dolorose della storia d’Italia ha indubbiamente il retrogusto amaro se la si vede con gli occhi feriti dei familiari delle vittime che attendono verità e giustizia da quasi 15 anni, da quando quel maledetto treno che trasportava gpl deragliò all’interno della stazione di Viareggio scatenando l’inferno e provocando la morte di 32 persone e il ferimento di altre cento. È il retrogusto amaro di una giustizia che sembra non finire mai e che rischia – fra Appello e Cassazione ter prossimi venturi – di aver bisogno di sette gradi di giudizio prima di diventare definitiva a tutti gli effetti. E se tre gradi di giudizio rappresentano una garanzia per gli indagati, sette che cosa sono?

"Capisco che sia difficile per i familiari delle vittime accettare il fatto che ci sia questo strascico processuale – spiega l’avvocato Gabriele Dalle Luche, il legale che tutela gli interessi dell’associazione ’Il Mondo che vorrei’ in cui confluisce la gran parte dei familiari delle vittime – ma credo che siamo di fronte a una sentenza comunque storica: mai in passato in casi di disastri colposi sono state condannate le figure apicali di aziende di Stato come capita adesso con le Ferrovie dello Stato e le sue consorelle Rfi e Trenitalia. È una sentenza che certifica che il disastro di Viareggio è avvenuto per una falla nel sistema; è avvenuto perché i vertici delle Ferrovie, in quel periodo, preferivano investire nell’alta velocità piuttosto che nella sicurezza del trasporto delle merci pericolose".

È dunque in virtù di questa sentenza passata ora in giudicato che l’ex Ceo di Trenitalia Vincenzo Soprano si è presentato al carcere di Rebibbia ieri mattina per iniziare a scontare la condanna di 4 anni e 2 mesi inflitta nell’Appello bis e confermata dai giudici ermellini lunedì sera. Quello che ha varcato le soglie del carcere di Rebibbia è un uomo fortemente provato come testimoniato dal suo legale di fiducia, l’avvocato Alberto Mittone. "Provate a pensare voi come ci si possa sentire – ha detto l’avvocato Mittone – quando da tre anni, dopo cioè la prima sentenza di Cassazione, si vive con la spada di Damocle di andare in carcere. Questa sentenza non ha tenuto conto che stiamo parlando di una persona perbene, di un ingegnere stimato che non ha mai preso una multa per eccesso di velocità. E ora, a distanza di 15 anni, va in carcere: è mai giustizia questa?".

Per qualche mese le celle di Rebibbia saranno la nuova casa dell’ex amministratore di Trenitalia. Lo saranno almeno finché il suo avvocato non potrà fare richiesta di accedere a una pena alternativa alla detenzione in carcere. Lo potrà fare quando usciranno – verosimilmente fra 90 giorni – le motivazioni della sentenza di Cassazione. "Allora potremo capire – ha concluso l’avvocato Mittone – perché solo al mio assistito non è stata concessa la possibilità di rimodulare la pena in Appello". Tutti gli altri imputati, invece lo potranno fare, a iniziare dall’ex plenipotenziario delle Ferrovie italiane Mauro Moretti condannato nell’Appello bis a cinque anni.