"Sono omicidi, non incidenti". L’anatema di padre Roberto all’addio dell’operaio buono

Tutto il paese di Vicarello si è stretto attorno alla famiglia di Luigi Coclite per le esequie. E il parroco non ha fatto sconti: "Mille morti sul lavoro all’anno hanno dei responsabili".

"Sono omicidi, non incidenti". L’anatema di padre Roberto all’addio dell’operaio buono

Non ha fatto sconti padre Roberto alla messa, nella chiesa San Jacopo Apostolo di Vicarello ieri mattina, dove sono state celebrate le esequie di Luigi Coclite, una delle vittime del crollo nel cantiere di Firenze, in via Mariti, per la costruzione del nuovo supermercato Esselunga. "Non dirò una parola sulla tragedia che è accaduta. Dico soltanto che è vero che, secondo una statistica, in Italia muoiono ogni anno circa mille persone sul lavoro. – ha esordito così padre Roberto – Questa è una strage che dovrebbe allarmare, interrogare chi si prende cura del lavoro. Perché non è possibile che le mille morti sul lavoro siano tutti incidenti. Forse in qualche caso. Allora qualcuno dovrebbe prendersi la responsabilità e il coraggio costruttivo di chiamarli ’omicidi sul lavoro’".

Davanti a padre Roberto le spoglie di Luigi Coclite. Il 59enne ha perso la vita, come gli altri quattro colleghi, nel crollo del pilone di cemento che si è portato dietro anche i solai che avrebbe dovuto sorreggere quella tragica mattina del16 febbraio.

Dietro il feretro la moglie e i figli con il volto rigato dalle lacrime e lo sguardo fisso alla ricerca degli occhi "sempre – lo ha ricordato così un amico – sorridenti" di Luigi.

Le parole di padre Roberto sono risuonate nella navata della chiesa, gremita dalla gente che ha voluto stringersi intorno a Luigi Coclite e alla sua famiglia, distrutta dal dolore per una perdita inspiegabile e ingiustificabile. Una folla segnata dal dolore, silenziosa, che si è lasciata andare in un commosso applauso solo alla fine della cerimonia e quando il feretro di Luigi, è stato portato fuori dalla chiesa, per essere caricato sul carro funebre, che ha lasciato Vicarello per raggiungere il cimitero di Livorno per la cremazione.

Fra i tanti c’erano anche le schiere dei volontari della Misericordia di Vicarello, dove Simona, la moglie di Luigi, presta servizio di volontariato insieme alla figlia Lucrezia. C’erano pure i ragazzi della squadra di calcio Colle Vica dove milita il figlio Alessio. E il prefetto di Livorno Paolo D’Attilio. Il silenzio nel piazzale esterno della chiesa, altrettanto affollato, è stato emblematico dello stato d’animo di un’intera comunità sopraffatta dallo sgomento per la perdita di un concittadino "benvoluto e gran lavoratore" sono stati i commenti sussurrati dai più. Altri (colleghi di Luigi) hanno bisbigliato: "Nel modo del lavoro oggi non conta nulla eccetto correre a testa bassa per portare i soldi a casa che non bastano mai. Gli operai stranieri più degli altri: loro vanno avanti a oltranza, per mandare i soldi a casa, nel loro paese, o per mantenere la famiglia qui, tra privazioni e sacrifici". Sì perché i colleghi di Luigi morti con lui erano tutti stranieri.

Sempre il parroco ha detto ai fedeli: "Per rispondere alla volontà di Simona, le esequie di Luigi sono state celebrate qui, in questa chiesa dove 25 anni lei e Luigi hanno pronunciato il loro sì davanti a Dio, nella buona e nella cattiva sorte. Un sì pronunciato anche di fronte a ciò che la morte vorrebbe separare. Ma non è così. L’amore celebrato davanti a Dio sarà sempre più forte della morte".

Monica Dolciotti