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Arezzo, 6 maggio 2025 – Dal 29 giugno al 31 ottobre Arezzo accende i riflettori su uno dei giganti della scultura italiana del Novecento con la grande mostra "Marino Marini. In dialogo con l'uomo", ospitata in due sedi d'eccezione: la Galleria Comunale d'Arte Moderna e Contemporanea e la Fortezza Medicea. A curare l'ambizioso progetto, Alberto Fiz e Moira Chiavarini, con il coordinamento scientifico di Alessandro Sarteanesi. Dopo la fortunata retrospettiva dedicata ad Afro Basaldella, la città prosegue la sua esplorazione del Novecento italiano con un'esauriente antologica che intende rileggere l'opera di Marino Marini (1901-1980) alla luce della sua costante tensione tra forma e inquietudine, arcaico e moderno. La mostra si articola in due percorsi complementari: alla Galleria Comunale, il pubblico potrà
ammirare una selezione di dipinti, bronzi e gessi che rivelano il lato più intimo e riflessivo dell'artista. Alla Fortezza Medicea, invece, lo spazio imponente valorizza la produzione monumentale: dai celebri Cavalieri alle Pomone, dalle Danzatrici ai Giocolieri, fino al potente Miracolo del 1952, un'opera che - come scrive lo stesso Marino - «vuole bucare la crosta terrestre».
«La mostra - spiega il curatore Alberto Fiz - sorprende per l'attualità dell'opera di Marini, artista che ha saputo interrogare la forma per scavare nell'uomo, trasformando inquietudine e tensione in materia viva». Una ricerca che si estende per oltrecinquant'anni di attività, dal primo Novecento fino agli anni
Sessanta, ed è testimoniata da prestiti straordinari provenienti dal Museo Marino Marini di Pistoia. Uno degli aspetti più affascinanti dell'esposizione è il dialogo tra l'opera di Marini e l'arte del passato. Nella sezionedella Galleria Comunale spicca ''Zuffa di Cavalieri'' (1927 ca.), prestata dalle Gallerie degli Uffizi, che rimanda direttamente alle composizioni di Piero della Francesca nella Basilica di San Francesco ad Arezzo. A questa si affianca ''Le vergini'' (1916), ulteriore omaggio alla forza compositiva dell'arte antica. Non mancano sorprese: per la prima volta, alcune sculture ellenistiche in terracotta, rinvenute nella zona della Catona ad Arezzo e conservate al Museo Archeologico Nazionale ''Gaio Cilnio Mecenate'', saranno esposte accanto alle opere di Marini. Un accostamento che restituisce
lo sguardo dell'artista sul passato e sottolinea la continuità tra classicità e modernità.
Il progetto, organizzato dal Comune di Arezzo e dalla Fondazione Guido d' Arezzo, con
la produzione di Le Nuove Stanze e Magonza, conferma il ruolo centrale della città toscana nel panorama culturale italiano. «Dopo le celebrazioni vasariane - afferma il sindaco
Alessandro Ghinelli – Arezzo continua a dialogare con l'arte moderna proponendo
un'esposizione capace di valorizzare l'identità profonda del nostro territorio, tra radici storiche e sperimentazione contemporanea». La mostra è accompagnata da un elegante catalogo bilingue edito da Magonza, con testi critici di Luca Pietro Nicoletti, Giovanni Curatola e saggi dei curatori. Le fotografie dell'allestimento sono firmate da Michele Alberto Sereni.