Marini, lo stop all’arte. La Fondazione annuncia: "Ora ricorriamo al Tar". Le opere? Da trasferire

La Fondazione Carnacini di Pistoia soffre da quattro anni a causa delle opere chiuse al Tau. L'Avvocato Carnacini contesta lo statuto, vecchio e incomprensibile, e i ricorsi pendenti. Se i pronunciamenti dovessero esprimersi a favore della Fondazione, questa sarebbe iscritta nel registro del terzo settore.

PISTOIA

Avvocato Carnacini, come stanno le opere chiuse al Tau?

"Soffrono. I gessi hanno cominciato a manifestare problemi, mentre alcune delle opere su carta le abbiamo spostate in un’altra stanza. Stiamo parlando di un edificio, Palazzo del Tau, senza riscaldamento né aria condizionata. Fattori che incidono sulla tenuta delle opere. Ogni tre mesi circa la commissione scientifica svolge dei sopralluoghi, le guardie giurate hanno accesso all’edificio così come altre persone di nostra fiducia. Insomma, monitoriamo ma siamo onesti, la situazione dura da quattro anni. Troppo tempo".

Lei contesta su più punti lo statuto della Fondazione...

"È molto vecchio, incomprensibile, che a suo tempo già il Ministero degli interni ci aveva imposto di modificare. Così facemmo a Firenze davanti al notaio Palazzo, assenti il Soprintendente, il sindaco e il rappresentante di Banca Intesa. L’assemblea fu convocata con 8 giorni di preavviso. Ce lo consentiva lo statuto e tutti e tre ne erano informati. Lo statuto così com’è prevede la presenza nel cda quali membri di diritto il sindaco di Pistoia, il presidente della Caript o suo delegato e il Soprintendente. Anzitutto la conflittualità tra ruolo pubblico e ruolo privato, controllore e controllato, riconosciuta per quel che riguarda il Soprintendente anche dal Ministero della cultura nel 2019. Poi il coinvolgimento di Banca Intesa: perché? Cessata di esistere la Cassa di Risparmio, il prefetto avrebbe semplicemente accolto che quella nomina di rappresentanza arrivasse da Banca Intesa. Ma l’articolo 25 del Codice Civile non dà al prefetto nessun potere discrezionale in questo senso. Capitolo nomine collegio dei revisori dei conti: lo statuto prevede che uno sia in rappresentanza della stessa Cassa, l’altro del Consiglio dell’Ordine dei dottori commercialisti e del Consiglio del collegio dei ragionieri di Pistoia, entità queste due ultime non più esistenti. Ho interpellato il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili e la stessa Banca Intesa, risollecitato il Ministero della cultura a proposito della compatibilità del ruolo di consigliere del Soprintendente. Nessuna risposta. Risultato: il bilancio era pronto per essere votato, ma stando tutte queste questione sospese lo avrebbero impugnato e il consiglio non si è più riunito".

Ci sono tre ricorsi pendenti intentati dalla sua Fondazione, cosa ne sarebbe del commissariamento se i pronunciamenti dovessero esprimersi in vostro favore?

"La Fondazione verrebbe iscritta come tutte le fondazioni italiane nel registro del terzo settore e sfuggirebbe al controllo della prefettura. Non comprendo il motivo di tanto attaccamento alla Fondazione dei prefetti di Pistoia: questo è un ente privato e ad esso appartengono le opere, non alla città. Se il Consiglio di Stato riterrà fondati i ricorsi, allora anche il commissariamento sarà nullo. Intanto stiamo presentando ricorso al Tar contestando un provvedimento, lo scioglimento della fondazione, che troviamo illogico e illegale. Assai più grave di tutta la vicenda attorno al vincolo pertinenziale".

Costi di gestione elevati e scarsa affluenza di pubblico: quanto c’entra l’aspetto economico nello scegliere di trasferire le opere da Pistoia?

"Ritengo una follia avere due musei uno a quaranta chilometri dall’altro. Palazzo del Tau poi aveva affluenza ridottissima. Non era adatto. Tanto è vero che nell’anno di Pistoia Capitale della Cultura la mostra dedicata a Marini venne fatta a Palazzo Fabroni. Il bilancio di quella esposizione fu di 5.200 visitatori. La stessa che grazie alla presenza in consiglio del direttore del Guggenheim portammo a Venezia segnando 107mila visitatori. Non capiamo l’atteggiamento del Comune. Abbiamo sempre detto che la Fondazione sarebbe rimasta a Pistoia, assieme alla didattica, all’archivio, all’attività di autentica e che avendo più di duemila opere avremmo allestito due o tre sale a Palazzo Fabroni. Poi il sindaco ha sempre cambiato le carte in tavola. La proposta delle sedi Pistoia Musei? Tomasi non può pensare di mettere in una Fondazione privata i beni di un’altra Fondazione privata. Il San Lorenzo? Il sindaco ci spieghi quando e se mai arriveranno i fondi Pnrr. Non sono perplessità solo mie, tutta Pistoia le ha. Senza finanziamenti e senza progetto che si fa?".

Linda Meoni