Vichi
Che succede?" chiese. "Deve scusarmi, ma non potevo fare a meno di venire da lei." "Prego…" disse il sacerdote, sedendosi. La mamma appoggiò una mano sulla schiena di Giulio. "Digli cosa hai fatto." "Ma nulla…" "Digli cosa hai fatto, sennò glielo dico io." "Ho mangiato un’ostia…" "Ne ha mangiate tre" disse la mamma, affannata. "Non capisco… Quali ostie?" "Quello dell’altare…" "Ma sono chiuse a chiave" disse il parroco, alzandosi. "Ha preso la chiave di nascosto, questo monello… È grave?" chiese la mamma, spaventata dallo sguardo del parroco. "È un sacrilegio!" gridò il prete, rosso in faccia. Giulio incassò il capo nelle spalle, atterrito. "Cosa… Cosa dobbiamo fare?" balbettò la mamma, inginocchiandosi. "Non hai ancora fatto la prima comunione… Peccato mortale, peccato mortale… Andrai all’inferno!" "Ma è solo un bambino" cercò di difenderlo la mamma, sbiancando. "Dall’arcivescovo… Andate dall’arcivescovo!" "Quando? Come facciamo?" "Andateci ora! Andate dritti dall’arcivescovo!" Li spinse fuori dalla porta con gli occhi tondi. E così la mamma e Giulio andarono dritti dall’arcivescovo, in piazza del Duomo. Suonarono il campanello davanti a un portone che incuteva rispetto. Aspettarono almeno un minuto, poi si aprì uno spioncino protetto da una grata e dietro apparve un occhio. "Chi è?" disse una voce roca, forse di donna. "Dobbiamo parlare con l’arcivescovo" disse la mamma, con la voce che tremava. "Avete un appuntamento?" "No, però… ci manda Don Caccini… Una cosa urgente, importantissima…" "Torno subito." Lo spioncino si richiuse. "Mamma, mi scappa" disse Giulio. "Oddio, proprio ora…" "Mi scappa." "Non ce la fai a tenerla?" "Mi scappa forte." "Santa Vergine… Ma cos’è, pipì o cacca?" "Cacca…" "Devi tenerla, ci mettiamo poco" disse la mamma, sicura che non fosse vero. "Quanto ci vuole? Che ci facciamo qua?" "Se tu non avessi rub…" Ma non finì la frase, per via di un rumore di ferraglia, e un attimo dopo il portone si aprì. "Venite" disse la voce di prima. Era una suora sciancata, che li accompagnò lungo scale e corridoi senza dire una parola. Li fece entrare in una stanzetta dove c’erano solo una panca e un crocifisso con un Gesù molto sofferente, che guardava il soffitto. "Aspettate qui." "Grazie…" sussurrò la mamma, senza il coraggio di tirare fuori la voce. La suora richiuse la porta e li lasciò soli. "Mamma, che aveva quella suora alla gamba? Hai visto come camminava?" chiese Giulio. "Come faccio a saperlo?" "Aveva anche i baffi." "Ssst, zitto!" disse la mamma, spaventata. Due ore di anticamera, in quella stanza fuori dal mondo. Poi venne la suora a chiamarli e li condusse in una grande stanza austera, non troppo illuminata. Avanzarono a passettini sul pavimento tirato a lucido, fino a una scrivania antica e preziosa, dietro la quale stava seduto un uomo magro e vecchio con gli occhiali tondi dalla montatura d’oro. "Cosa c’è di così urgente?" disse l’arcivescovo, con l’aria un po’ scocciata. La mamma dette un pizzicotto al braccio di Giulio, sussurrandogli di parlare. Dopo qualche secondo di titubanza, in piedi davanti alla grande scrivania, Giulio si decise a fare la sua confessione al cospetto di quell’uomo che aveva lo sguardo dei potenti. L’arcivescovo ascoltava con gli occhi chiusi, facendo lunghi sospiri. Alla fine si alzò dal suo scranno, e lentamente andò davanti al bambino, che a quel punto aveva l’aria smarrita di chi non capisce cosa stia succedendo. "Sei scomunicato" disse l’arcivescovo, puntando contro il viso del bambino un indice che sembrava un osso. La mamma quasi svenne. Giulio invece guardò l’arcivescovo negli occhi. "Che vuol dire?" chiese. "Non potrai andare a Messa fino a che non sarai ricomunicato" gli spiegò l’alto prelato, con durezza. "Ma sono chierichetto…" "Zitto! Pentiti! Fai penitenza ogni giorno! Prega e prega e prega! Confida nel perdono del Signore Dio Misericordioso!" L’arcivescovo uscì dalla stanza senza dire altro. Ricomparve la suora sciancata, che accompagnò la donna e il bambino scomunicato alla porta. Appena fuori, alla mamma sembrò che il mondo le cadesse addosso. Scomunicato. Suo figlio era stato scomunicato. Solo dopo un lungo anno Giulio venne ricomunicato, e dopo tanto tribolare, la mamma ricominciò a respirare: suo figlio era di nuovo una pecorella del gregge di Dio.
2- fine