MARCO
Cosa Fare

Bussò al vetro della macchina: "Complimenti, lei dorme al lavoro"

"Sei davvero un operaio esemplare, hai tagliato quell’albero e ora ti riposi fino all’ora di pranzo"

Vichi

Un’ora per il lavoro e tre ore in macchina a dormire, ecco qua dov’era andata a finire l’Italia, porcaccia miseria! Anche lui alla ItaTelef aveva fatto il tecnico per quasi dieci anni, prima di passare all’amministrativo, e mai si era sognato di fingere che una certa operazione fosse durata quattro ore invece di una, mai e poi mai! Non avrebbe rubato i soldi alla propria azienda, e dunque all’Italia… No no no, non poteva sopportarlo! Bussò al vetro della macchina della ItaTelef, facendo sussultare l’operaio sonnacchioso, e quando il finestrino si abbassò fece un bel respiro. "Complimenti" disse, guardando il truffatore con occhi feroci. "Come dice scusi?" "Complimenti davvero, hai segato quell’albero e adesso te la dormi fino all’ora di pranzo, davvero un operaio esemplare… Complimenti!" disse, per la terza volta.

L’operaio lo guardava un po’ stralunato, con gli occhi ancora pieni di sonno. Lui fece un grugnito e proseguì per la propria strada. Durante la passeggiata avrebbe cercato di calmarsi, anche se non sarebbe stato facile, certe cose non le sopportava, gli facevano venire il prurito alle mani… A un tratto si sentì chiamare.

"Signore… Signore…" Era l’operaio, aveva riconosciuto la voce… Forse quel manigoldo aveva ancora un po’ di coscienza, e in quel momento gli rimordeva, o forse si trattava solo di vergogna, o magari aveva paura di essere segnalato… Ma lui non si voltò, anzi affrettò il passo. Ci mancava solo che quel farabutto cercasse di giustificarsi, figuriamoci. Dopo qualche secondo l’operaio gli si affiancò.

"Signore, posso fare un tratto di strada con lei?" ebbe la sfacciataggine di dire quel ruba soldi. "Non vedo il motivo." "Volevo solo scambiare due parole…" "Non ho nient’altro da dirti, devi solo vergognarti." Camminavano affiancati, ma lui non si voltava verso l’operaio, guardava dritto davanti a sé. "Lei non deve dire nulla, le chiedo solo di ascoltarmi." "Non preoccuparti, non ti denuncio…" "Ma no, non è per quello." "Non mi sporco le mani con queste faccende meschine… Farai i conti con la tua coscienza, se ne hai una." "Non è per quello, volevo spiegarle…" "Cosa c’è da spiegare? È tutto molto chiaro." "Dopo mi dirà quello che vuole." "Quello che penso te l’ho già detto." "Mi ascolti, lei ha idea di quanto mi danno per fare questo lavoro?" "Che c’entra questo?" "Se lei sapesse quanto mi pagano, direbbe certamente che a vergognarsi dovrebbe essere l’azienda." "Però non si dovrebbe…".

"Aspetti, mi ascolti… Ho avuto da poco la seconda bambina, con quello stipendio farei fatica non dico ad arrivare alla fine del mese, anche alla seconda settimana… Se la sera non facessi il cameriere e non ci fossero i miei genitori darmi un aiuto, dovrei andare alla mensa della Caritas… La notte torno alle due dalla trattoria, e alle sei e mezzo ho la sveglia… Adesso poi la bimba piccola ha scambiato il giorno con la notte, quando è ora di uscire per andare a lavorare non mi reggo in piedi… Cerco di recuperare un po’ di sonno tra un lavoro e l’altro, anche pensando che in fin dei conti la mia paga è meno della metà di quella che dovrebbe essere… Ma il lavoro lo faccio bene, ci metto tutto l’impegno… Ecco qua, volevo solo dirle questo. Adesso sa come stanno le cose, ci tenevo a dirglielo… Buona giornata" concluse l’operaio. Lui per la prima volta si voltò a guardarlo, e vide che l’operaio gli stava porgendo la mano. Si fermarono, uno di fronte all’altro. Lui arrossì leggermente, fece un bel respiro e strinse la mano all’operaio. "Deve scusarmi…" disse, passando al lei. "Non si preoccupi." "Prima di parlare si dovrebbero conoscere le cose… Mi deve scusare… Mi dispiace…" Si strinsero a lungo la mano, poi l’operaio tornò verso la macchina e lui continuò per la sua strada, con un ricordo in più nella memoria.

2-fine