
battitura
Arezzo, 23 agosto 2025 – Il 30 agosto pv, come ogni anno, avrà luogo a Castiglion Fibocchi a cura del CAMAE (Club amatori macchine agricole d'epoca), una rievocazione storica dell'antica battitura del grano come avveniva nelle aie contadine, che erano situati davanti alla casa colonica, specialmente dopo la riforma poderale del granduca di Toscana Leopoldo Primo di Lorena, con le famose case "Leopoldine", presenti anche a Castiglion Fibocchi. Quest'anno però abbiamo deciso di ripercorrere la storia della battitura del grano a partire dal periodo antecedente la meccanizzazione. Infatti si partirà dalla battitura manuale del grano con il cosiddetto Correggiato (o Scogliattolo, zona di Arezzo). In che cosa consisteva? Venivano stese le manne di grano, mietute a mano con la falce, sopra un telo di canapa e poi 4 persone, ciascuna dotata di un lungo bastone, a sua volta legato con una cinghia corta e robusta (correggio) a un bastone più corto, libero di volteggiare, che era sbattutto con violenza sulle spighe di grano, donde il nome di Battitura. Il grano così battuto veniva separato dalla paglia e successivamente dalla pula con un ventilabro oppure lanciando con una pala ad hoc il grano su un altro telo a distanza di qualche metro, dimodochè la lolla e la pula volavano via ea terra sul telo arrivava solo il grano pulito. A questo punto per separare i chicchi di grano da altri semi di contaminazione, veniva vagliato e finalmente era pronto da portare al mulino per la macinatura e ottenere così quella che, per i contadini e per il popolo tutto, era l'"oro bianco", cioè la farina, con la quale si faceva e tuttora si fa il pane, per sfamare le famiglie. Per noi oggi questo è un dato scontato, invece il nostro pensiero va a quanti ancora nel mondo lottano per un sacco di farina.
Dopo aver raccontato come si svolgeva la battitura del grano prima dell'arrivo della "macchina", e cioè fino a fine '800, verrà illustrata la trebbiatura. La prima trebbiatrice ad Arezzo arrivò nel 1871. Era una Cosimini di Grosseto, con 8 Cavalli Vapore di potenza, sviluppato dalla ditta Ricci & Frosini. Non in tutte le aie però potevano essere utilizzate le trebbiatrici, in quanto sia la locomobile a Vapore che azionava la trebbiatrice, sia la trebbiatrice stessa, erano molto pesanti e ingombranti non adatte alle aie piccole, che purtroppo erano la maggior parte.
A Castiglion Fibocchi faremo vedere questo passaggio e cioè la trebbiatrice azionata dalla macchina a vapore, detto anche motore a fuoco, che verrà descritto agli spettatori. Qui posso dire che ha come combustibile la legna, che scaldando la caldaia piena d'acqua, produrrà il vapore necessario a far muovere tutti gli ingranaggi. Da notare che questa è la prima energia a disposizione dell'uomo e inventata dall'uomo. Si può anche aggiungere che il vapore nasce e si sviluppa in Inghilterra, protagonista della Rivoluzione Industriale tramite il sistema biella-manovella e il regolatore di Watt, che verrà anch'esso illustrato sabato 30.
Negli anni '30 del '900 arriva finalmenter lui: il trattore "a testa calda" (Bubba, Orsi e Landini) con il suo caratteristico suono musicale, indimenticabile come una melodia, con cui si arriva fino agli anni '60, quando arriveranno i trattori Diesel (OM, Fiat e Same) e infine la Mietitrebbia, prima fra tutte Laverda, con la quale un uomo solo farà il lavoro di 50 uomini e in un tempo decisamente inferiore. Anche questo sarà presente sabato 30 a documentare l'evoluzione di questa attività. Pensiamo di concludere con la macinatura del grano con un piccolo mulino per produrre la farina per fare il pane, che non è escluso che si possa fare seduta stante.
L'aia. Qui si trovava il cosiddetto "Moncello", cioè la barca di manne di grano da battere. Dalla sua grandezza si intuiva la quantità di raccolto. Da noi in Toscana le trebbiatrici, o meglio le "macchine da battere" erano di colore rosso. Mentre nella vicina Romagna erano politicizzate: verdi dei Repubblicani; rosse socialcomuniste e bianche dei democristiani o dei preti, come venivano chiamate. In realtà erano i colori della bandiera Italiana. La trebbiatura iniziava intorno alla festa di S. Giovanni Battista (24 giugno) e durava fino a metà agosto, a seconda delle annate. Durante quel periodo i cosiddetti "macchinisti" (trattorista e persone addette alla macchina) tornavano a casa solo il sabato sera e dormivano sotto la trebbiatrice o in alloggi di fortuna dei contadini. La trebbiatura cominciava la mattina presto verso le 4 con l'accensione del fuoco, se macchina a vapore, o della fiamma a gas per scaldare la camera di combustione, se trattore "a testa calda".
Anche la trebbiatura era un'operazione complessa che richiedeva diverse persone o meglio diverse squadre, esattamente cinque. Chi erano queste persone? Erano i vicini e altri contadini secondo la pratica di fare a "sconto", cioè uno scambioi reciproco di aiuto solidale. La prima squadra, composta da 3 a 5 uomini, era quella che saliva sul Moncello o Barca e buttava le manne sulla trebbiatrice tramite un arnese a tre rebbi denominato Forchicchio. Sulla trebbia c'era la seconda squadra composta da tre persone: il Macchinista imboccatore, che gettava le manne di grano nella tramoggia del rullo Battitore, atto a separare la spiga dal gambo (paglia). Le altre due persone erano coloro che scioglievano le manne. Vi era poi la terza squadra. Quella del pagliaio. Dalla bocca della trebbia usciva la paglia che cadeva nella Scala o Elevatore che portava la paglia attorno a un lungo palo piantato nell'aia, lo Stollo o Barcile , dove tre persone costruivano il cosiddetto Pagliaio a forma di cono, con grande maestria. Nel retro della macchina si aprivano tre bocchette da cui usciva il grano che veniva raccolto in sacchi di juta e pesato in una bascula. Da lì poi veniva portato o a spalle o con il carro, nel granaio. Infine c'era il lavoro più antipatico: togliere la pula, o lolla e il pagliolo. Questo ingrato compito era affidato ai più giovani, ai ragazzi come in un scala gerarchica. Poi finalmente arrivò un apparecchio aspiratore con ventola, applicato alla trebbia: era il Lanciapula che la lanciava direttamente nel Lollaiolo. A latere di tutto questo non si può non rammentare il ruolo delle ragazze che portavono ristoro ai battitori con acqua fresca e un buon bicchiere di vino. Così pure la visita del frate da cerca.
Ogni battitura era da considerarsi una festa e come ogni festa si concludeva a tavola. Era una tavola in cui c'erano pietanze di produzione contadina. Si partiva da un antipasto a base di affettati e crostini toscani neri. Poi maccheroni fatti in casa, conditi con sugo a base d'ocio, coniglio e nana. Seguiva un piatto di mezzo con grandinina in brodo di pollo, per compensare i liquidi persi con il sudore, e collo d'ocio ripieno. Poi il secondo piatto con ocio al forno con patate, coniglio e pollo, e insalata. Tutto di produzione propria. Alla fine: biscotti fatti in casa e vinsanto. Si concludeva il pranzo con una nota folkloristica . C'era infatti l'usanza delle ragazze di far portare il cuore di un animale da cortile utilizzato nel pranzo, al ragazzo che le piaceva. Sono nati tanti amori nelle aie e tanti matrimoni perché era anche un momento di incontro tra famiglie e di condivisione della festa. I macchinisti e il proprietario con la capoccia del podere avevano un'isola a parte durante la scoperta. Questa è la cena che cercheremo di ricostruire a Castiglion Fibocchi sabato 30 agosto, nel centro storico con l'aiuto e la collaborazione dell'Associazione giovanile "8° TORRE" e con il patrocinio dell'Amministrazione comunale di Castiglion Fibocchi.