Le porte girevoli dem alla prova del voto

Il Pd si presenta con alleanze diverse alle elezioni in Lombardia e Lazio sempre alla ricerca di una identità

Pecore Elettriche

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Firenze, 29 gennaio 2023 - Domenica 12 e lunedì 13 febbraio, Lazio e Lombardia torneranno al voto per le elezioni regionali. Sono elezioni importanti. Con un caso che spicca su tutti: l’alleanza Pd-M5s. In Lombardia l’accordo c’è, il candidato unico dei demo-populisti è Pierfrancesco Majorino e le motivazioni dei grillini (o contiani) che hanno avallato l’intesa vanno lette con attenzione: “Con Pierfrancesco Majorino abbiamo condiviso l’esigenza di segnare questo percorso attraverso i principi legati all’etica politica e alla trasparenza”, ha detto il coordinatore lombardo del Movimento 5 Stelle, Dario Violi. Ha detto Violi che Conte “ha chiesto rassicurazioni sul fatto che l’intera coalizione dimostri totale trasparenza in materia di: legalità, lotta alla corruzione e al conflitto di interesse, aderendo a codici etici e morali”. Per Violi “la questione morale resta il faro della nostra azione politica”. Tutto chiaro, no?

Nel Lazio invece niente da fare, ma la questione morale stavolta non c’entra. Il Pd insieme al Terzo polo sostiene Alessio D’Amato, assessore regionale alla Sanità del Lazio, diventato noto durante l’emergenza Covid. L’accordo con i Cinque stelle non c’è stato, Beppe Conte ha deciso di puntare su Donatella Bianchi, giornalista, conduttrice televisiva ed ex presidente del Wwf. In molti avevano spinto per un accordo Pd-M5s, come l’ex ministro per la Coesione territoriale Fabrizio Barca, che aveva sperato in una candidatura unitaria contro la destra-centro. Ma non se n’è fatto di niente, nonostante il lungo lavoro compiuto dai demo-populisti proprio nel Lazio guidato un tempo da Nicola Zingaretti. Pd e Terzo polo puntano insomma su “Alessio D’Amato presidente. Uno di noi”, come recitano i manifesti in giro per la capitale. “Uno di noi”. Ma chi sono questi noi? Quelli che votano Pd o quelli che votano Cinque stelle, vista la recente corrispondenza d’amorosi sensi? E se alla fine non ci fosse così tanta differenza? Ma poi: perché le persone dovrebbero eleggere “uno di noi”? Ricorda purtroppo la vecchia retorica grillina del cittadino-portavoce in Parlamento, quando come deputati e senatori ci finiva, chessò, un nostro cugino ed era il trionfo della società civile. Magari sarebbe il caso di eleggere non uno di noi, ma uno migliore di noi. Ma sono dettagli.

La tentazione dell’accordo per costruire quella che un tempo Dario Franceschini definiva “casa comune” comunque rimane sempre, persino sotto forma di voce dal sen fuggita, come dimostra una dichiarazione della candidata grillina (o contiana) Bianchi, a proposito delle differenze fra Lazio e Lombardia. Di mezzo ci sono i rifiuti, la questione del termovalorizzatore nel Lazio è stata deflagrante per l’alleanza demo-populista. “In Lombardia - ha detto Bianchi - è stata fatta una scelta precisa che partiva dal programma: quindi no a nuovi impianti, riduzione p rogressiva di quelli esistenti e impegni per investimenti certi sullo sviluppo della raccolta differenziata. Se ci troveremo, su questo come su altri punti, che in questo momento ci vedono distanti, perché non fare un accordo. Non ho pregiudiziali nei confronti di nessuno e magari proporrò una vicepresidenza a D’Amato”. Insomma potrebbe riproporsi una nuova intesa post-elettorale con il Pd, ormai odiato-amato ex compagno di viaggio. Al Pd, tanto, sembra andare bene qualsiasi cosa. M5s, Articolo1, tra alleanze e porte girevoli.

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