ANDREA LORENTINI
Sport

Brunetti: vi racconto la mia America

Il difensore cresciuto nelle giovanili di Arezzo e Siena gioca nel torneo dei college: "Qui meno tattica e più correttezza"

di Andrea Lorentini

In tasca una laurea appena ottenuta in Scienze Motorie con un minor in Psicologia Sportiva all’University of Evansville, il futuro diviso tra il master per completare il percorso di studi e il pallone, la sua grande passione. Francesco Brunetti è uno di quelli che ha avuto il coraggio di scommettere su se stesso mettendosi alla prova e ce l’ha fatta. Si è trasferito in America nel 2018 grazie ad una borsa di studio e al college ha trovato la sua strada. Aretino, 23 anni, Francesco è un difensore di belle speranze. Cresciuto nelle giovanili di Siena e Arezzo, con gli amaranto è arrivato fino alla finale scudetto Berretti. Poi serie D con la Pianese e la vittoria ai playoff di Eccellenza con la Sinalunghese. Alla fine di quell’esperienza ha mollato tutto ed è andato Oltreoceano, dove si è iscritto alla University of Evansville, nello Stato dell’Indiana. Gioca con la squadra dell’università nel campionato Ncaa D1: in giro per l’America sono conosciuti come i Purple Aces.

Brunetti, come è nata l’opportunità di andare al college?

"Un’agenzia specializzata nell’ottenimento di borse di studio mi ha contattato, illustrandomi il progetto. Dopo qualche giorno di riflessione ho deciso di accettare. Ho scelto l’America per uscire dalla mia zona di comfort e per iniziare una nuova intrigante sfida con me stesso".

Che differenze ci sono tra il calcio di casa nostra e quello americano?

"In Italia c’è molta più tattica, qua invece si punta molto sulla fisicità. La differenza principale si trova a livello comportamentale. Qui nessuno si permette di simulare, parlare con l’arbitro o con la panchina avversaria. Non vinci perché sei più furbo vinci perché sei più forte".

Mi racconta un episodio o aneddoto che spiega "la sua America"?

"Quando la nostra squadra di basket ha vinto in casa dei numeri uno del paese. Sono tornati la sera alle 22, scortati da non so quante macchine della polizia e ad aspettarli c’erano cinqueseimila persone con 10 gradi sotto zero. Il giorno dopo l’università ha cancellato tutte le lezioni per celebrare la vittoria. Cose inimmaginabili in Italia".

Adesso che si è laureato, pensi di rimanere in America oppure tornerà In Italia o in Europa?

"Il mio piano è di rimanere qua in America. Ho il visto che scade nel 2024 con una possibilità di rinnovo quindi per adesso vedo il mio futuro è qui".

Hai scritto su Facebook "il calcio non ti darà mai niente... borsa di studio da 40mila euro l’anno, memoria per la vita e una laurea in tasca". Cosa voleva dire con questa riflessione?

"Il mio post era rivolto a quei professori che credono che l’attività sportiva sia solo una grande perdita di tempo. Io ho frequentato l’Itis di Arezzo e per anni nel mio percorso non sono mai stato aiutato dalla maggior parte dei docenti che mi ripetevano sempre che il calcio non mi avrebbe dato niente. In realtà credo che i vantaggi dello sport siano tantissimi soprattutto a livello di socializzazione e d’integrazione".

Quali sono i suoi prossimi obiettivi professionali e calcistici?

"Ho la possibilità di giocare nel college ancora per un anno e completare il mio master oppure diventare professionista con il calcio. Il mio sogno resta quello un giorno di poter tornare ad Arezzo per vestire la maglia amaranto".