
Menchino Neri (a sinistra) insieme a Giuseppe Rosi
AREZZO È stato colui che il 9 giugno 1985 sollevò un affranto Menchino Neri, che aveva appena sbagliato il rigore contro il Campobasso spingendolo nuovamente dentro il terreno di gioco. Uno scrollone emotivo che, di lì a un minuto, consentì al capitano di segnare in rovesciata il gol vittoria, ovvero il gesto più iconico della storia del cavallino ed entrare nella leggenda amaranto. L’autore di quel gesto, Giuseppe Rosi, è morto ieri per un malore improvviso che lo ha stroncato a 70 anni, mentre si trovava in vacanza. Per tutti semplicemente "Beppe", fotografo di professione, per molti anni ha collaborato con lo studio Tavanti, mettendosi poi in proprio. La passione per lo sport e l’Arezzo lo hanno portato a seguire tante partite da bordo campo, al Comunale, con la sua immancabile macchina fotografica. Una prospettiva privilegiata dalla quale oltre a scattare, non mancavano momenti di esuberanza beccandosi anche talvolta le ramanzine degli arbitri. Lo scorso 9 giugno Beppe Rosi aveva partecipato alla festa per il quarantennale della prodezza di Neri, organizzata dal Museo Amaranto, raccontando una gustosa serie di aneddoti con il suo impagabile entusiasmo. Nulla lasciava presagire ciò che è accaduto. La notizia della sua scomparsa ha suscitato molte reazioni non solo da parte degli appassionati e tifosi amaranto, ma di tanti aretini che lo hanno conosciuto e apprezzato. Un cordoglio ampio e unanime. Il Museo Amaranto, al quale Rosi ha donato varie foto, lo ha voluto ricordare attraverso la sua pagina social con le istantanee proprio della serata celebrativa di due fa mesi accanto a Menchino Neri. Da oggi la salma di Rosi sarà esposta all’ospedale San Donato. I funerali lunedì 4 agosto alle ore 10,30 nella chiesa di Sant’Agnese in Pescaiola. Lascia la moglie e le figlie. Andrea Lorentini
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