Affari e usura con tassi al 350 per cento: chi sono gli arrestati

I finanzieri hanno eseguito un'ordinanza di misura cautelare nei confronti di 26 indagati in alcune province tra cui Arezzo

Guardia di finanza (immagine di repertorio)

Guardia di finanza (immagine di repertorio)

Arezzo, 18 gennaio 2024 - Affari e usura con tassi al 350%. Colpo a Cosa nostra Spa. A infliggerlo l'operazione antimafia "Oleandro". Arrestate 15 persone del gruppo di Picanello, storica branca della famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano di Catania. Su delega della procura di Catania, i finanzieri del Comando provinciale, con la collaborazione del Servizio centrale investigazioni sulla criminalità organizzata (Scico), hanno eseguito nelle province di Catania, Caltanissetta, Arezzo, Napoli e Udine a un'ordinanza di misura cautelare nei confronti di 26 indagati.

Oltre agli arresti si contano nove attività commerciali del settore edile di Catania sottoposte a sequestro finalizzato alla confisca, 81 tra fabbricati e terreni nelle province di Catania e Arezzo sequestrati insieme con cinque autovetture e disponibilità finanziarie per un valore complessivo di oltre 12 milioni di euro. È questo il bilancio dell'operazione 'Oleandro’. Gli indagati farebbero parte del 'gruppo di Picanello’ del clan Santapaola-Ercolano.

A capo ci sarebbero i 'reggenti’ della cosca nel quartiere, Carmelo 'Melo’ Salemi, di 65 anni, e Giuseppe Russo, di 48, detto 'il giornalista’ o 'l'elegante’ e che avrebbero utilizzato una stalla per gli incontri con i loro sodali. Una delle attività più redditizie del sodalizio sarebbe stata l'erogazione di prestiti a tassi usurari, inseriti in un sistema più ampio di reinvestimento dei proventi rinvenienti dal traffico di sostanze stupefacenti, dalle estorsioni e dal gioco d'azzardo.

Gli indagati avrebbero inoltre utilizzato metodi mafiosi per minacciare le vittime e garantirsi il pagamento delle rate di capitale e interessi. Dalle evidenze investigative sarebbe emerso un meccanismo collaudato con finanziamenti di piccoli tagli, di norma da 500 a 2.500 euro, da rimborsare in rate settimanali o mensili con un tasso di interesse oscillante tra il 140% e il 350% su base annua.

Uno dei protagonisti di queste attività, ricostruisce la Dda, sarebbe Nunzio Comis, 40 anni, figlio del boss Giovanni, arrestato dal Nucleo Pef della Guardia di finanza di Catania in flagranza di reato nel 2020 mentre riscuotere il pagamento di una rata di un prestito a usura da un imprenditore.

Secondo l'accusa, il riciclaggio dei proventi illeciti sarebbe stato infine assicurato da Fabrizio Giovanni Papa, 58 anni, imprenditore attivo nel settore dell'edilizia, ritenuto particolarmente legato al gruppo di Picanello e a Carmelo Salemi. Secondo la Dda di Catania avrebbe messo a disposizione le proprie società per il riciclaggio di ingenti quantità di contanti provento delle attività criminali del clan, contribuendo a occultarne l'origine delittuosa, e per il successivo reimpiego in attività economiche o finanziarie, essenzialmente nell'edilizia, tramite le medesime imprese a lui riconducibili.