
Il presidente La Cava
Arezzo, 18 agosto 2020 - Due anni e mezzo intensi, anzi intensissimi di Giorgio La Cava al vertice dell’Arezzo. Ora che ha ceduto il club conservando il cinque per cento, ripercorriamo con lui questo periodo: «A febbraio 2018 mi contattò Pieroni per cercare di salvare l’Arezzo. A me interessava una società di C vicino a casa. Capii subito che la situazione era difficilissima, ma col mio impegno, l’aiuto di Massimo Anselmi e di Orgoglio Amaranto, riuscimmo prima a ottenere l’esercizio provvisorio poi a salvare il club».
A questa impresa seguì quella altrettanto clamorosa della squadra... «Il tecnico Pavanel fu formidabile a compattare la squadra fra mille difficoltà, con penalizzazioni pesantissime e i ragazzi lo seguirono splendidamente. Arrivarono una serie di risultati insperati, come le vittorie con Siena e Livorno, poi quella di Carrara che suggellò la salvezza sul campo senza playout».
E La Cava quel giorno impazzì di gioia... «Non me lo dimenticherò mai, fu tutto molto bello, ma nei tanti flash che ho in mente un posto di primo piano ce l’ha la grande cena in Piazza Grande. Con l’entusiasmo di quel momento potevo fare cinquemila abbonati, poi però..».
Cosa successe? «Era il momento buono perché gli imprenditori aretini si avvicinassero alla società e invece è stata una delusione».
Solo Anselmi la cui esperienza è durata poco... «Purtroppo sì, visioni diverse, soprattutto con Pieroni».
In ogni caso l’Arezzo sfiorò la B nel 2019. Se l’aspettava La Cava? «Forse no ma la squadra trovò l’alchimia giusta e poteva fare il colpo grosso».
Nella semifinale col Pisa non ne andò una per il verso giusto... «Ancora devo capire come il difensore del Pisa riuscì a togliere la palla di porta sul tiro di Sala e poi tutti gli episodi furono favorevoli a loro, ma che bello vedere 9300 spettatori allo stadio. Da quanto non c’erano? Tornò al Comunale gente che non ci veniva da anni. Pensa che un tifoso mi chiese un biglietto di maratona».
Un errore che non rifarebbe? «Mah, di errori ne ho fatti, ma forse dovevamo contenere di più i costi. Vero che certi club hanno speso molto più di noi, ma con ingaggi meno alti avremmo avuto meno problemi. Pieroni sa fare il suo lavoro per carità, sa costruire le squadre e anche io forse non dovevo avallare certe scelte. Di Ermanno sinceramente mi è dispiaciuto che ha dato poco spazio a Testini e poi lui come ho detto è bravo ma divide. C’è chi è schierato dalla sua parte e chi contro. In ogni caso abbiamo lavorato bene insieme centrando risultati di valore».
Ora il cambio di proprietà... «Ho avuto due trattative vere, alla fine ho scelto la Mag perché composta da persone serie, entusiaste, semplici e che garantiscono solidità. Credetemi, lascio l’Arezzo in buone mani. Certo essere proprietari di un club di C comporta tanti problemi, troppe spese e poche entrate e poi l’emergenza sanitaria ha creato e creerà ulteriori problemi. Inoltre se non tornerà il pubblico sugli spalti sarà un guaio».
La Cava resta col cinque per cento... «Farò il traghettatore».
Paura a un certo punto di non poter fare l’iscrizione? «Il Covid è stato micidiale anche per le mie attività, in qualche momento ho avuto un pò di timore ma ero determinato a chiudere il cerchio in modo positivo e ho iscritto la squadra nonostante ancora non avessi ceduto la società». Il bilancio di questi due anni e mezzo? «Positivo. C’è stato da soffrire ma sono contento e orgoglioso di quello che ho fatto»