
Celestini e Albanese
Arezzo 26 marzo 2019 - Si muovono, si accendono, ballano, rumoreggiano, sono vivi ma non proprio come dicono i vocabolari, non hanno vene né cuori né stomaci né documenti da mostrare alle guardie, sono un’armata di senzatetto. Eppure hanno storie e qualcosa da raccontare. Giovanni Albanese, artista e scultore di fama, con opere esposte nelle collezioni d’arte contemporanea, va in giro per discariche e cassonetti a “rubare” oggetti buttati via, pezzi di ferro, utensili e resti di macchinari ormai inservibili, vecchie biciclette, chiavi, elettrodomestici del passato, alcuni addirittura li compra, e poi li riassembla creando dei personaggi. Ispirandosi a questi, Ascanio Celestini, attore, narratore e scrittore, ha dedicato a ognuno di loro una storia.
Ed eccola questa armata improbabile. C’è l’antimilitarista, il grillo giapponese, il cavaliere, il pazzo, uno che fa girare le palle, Melanina e antimelanina, uno qualunque, il violinista, il papero, uno che fa i buchi nell’acqua, il giudice, tredici e anche votantonio. Li hanno raccontati insieme, Albanese e Celestini, domenica sera al Circolo Artistico, pieno come sempre, nell’ultimo incontro invernale del Passioni Festival di Marco Meacci e Mattia Cialini che già hanno annunciato la versione estiva. Insieme Celestini e Albanese ci hanno anche scritto un libro, “L’armata dei senzatetto” pubblicato da Contrasto, che diventa facilmente uno spettacolo. E hanno incantato il pubblico. Al termine di una giornata in cui Celestini ha fatto il turista ad Arezzo visitando gli affreschi di Piero della Francesca e ha incontrato Luca Lanzi del gruppo La Casa del vento per posare in una foto con in braccio la chitarra Mare di mezzo realizzata dal liutaio cortonese Giulio Vecchini con i legni delle barche dei migranti arrivati a Lampedusa. Chitarra al centro di un progetto musicale che vede lavorare insieme Casa del Vento e Francesco Moneti dei Modena City Ramblers insieme con tanti artisti che simbolicamente si passano la chitarra di mano in mano come simbolo di accoglienza.
Poi l’insolito “spettacolo”. Per ogni personaggio una fotografia, per ogni personaggio la descrizione delle sue fissazioni, del suo carattere e della sua personalità, accompagnati dalla musica di minuscoli carillon suonati dall’attore. Sembra incredibile, ma alla fine sia che si tratti di una pinza saldata alle forme di un calzolaio, di un soldatino di piombo in bilico su un pennello da barba, una vecchia bilancia con due posate legate agli angoli, un Pippo acrobata o un paio di scarpe con le molle, sembrano tutti prendere vita. Commuove l’ostinazione di Uno che fa i buchi nell’acqua con il suo trapano immerso in una bacinella: “Non c’è niente da ridere - spiega Celestini - già dopo il settimo buco si accorge che l’acqua non è più bucata di quando non l’aveva nemmeno cominciata a bucare”. Sorprende l’unicità di Uno qualunque, un ventilatore con le gambe, che si fa vento se fa caldo, ignorato da tutti “ma ha un cavo elettrico che può collegarsi a una presa di corrente, allora lui si accende illuminando lo spazio le cose e le persone accanto a sé. E questa non è per niente una cosa qualunque”. Parlano questi strani personaggi, sia a chi li crea sia a chi li racconta.
“A me piace lavorare con le cose buttate - spiega Albanese - è in quel momento che per me cominciano ad avere interesse perché parlano a prescindere da me”. E come autoritratto sceglie un paio di scarpe: “Camminano tutti, i vivi e i morti. Vanno dove devono e dove possono. Certe volte vanno dove vogliono, ma altre sbagliano strada e le scarpe li portano dove non si aspettavano di andare. Allora tornano indietro, ma non sempre. Capita che la strada sbagliata sia quella lungo la quale si riesce a camminare leggeri”.