
Marino Marini
Arezzo, 3 giugno 2025 – Venerdì 4 luglio inaugura ad Arezzo Marino Marini. In dialogo con l'uomo, l'antologica con oltre 100 opere tra dipinti e sculture a cura di Alberto Fiz e Moira Chiavarini, con il coordinamento scientifico di Alessandro Sarteanesi.
L'esposizione (rimane aperta sino al 2 novembre), prodotta e organizzata dal Comune di Arezzo e dalla Fondazione Guido d’Arezzo è stata progettata dall’associazione culturale Le Nuove Stanze e Magonza.
Dopo la significativa personale di Afro Basaldella, prosegue ad Arezzo l'indagine sul Novecento italiano con un'esauriente monografica di Marino Marini (1901-1980). L'esposizione prevede due percorsi che si integrano tra loro, il primo alla Galleria Comunale d’Arte Moderna e Contemporanea con una straordinaria serie di dipinti insieme a gessi e bronzi, il secondo alla Fortezza Medicea con grandi sculture e opere monumentali.
Il progetto, reso possibile dai prestiti provenienti dalle due istituzioni che rappresentano l’artista, il Museo Marino Marini di Firenze e la Fondazione Marino Marini di Pistoia, consente una lettura articolata dell'indagine condotta dal grande artista, a partire dagli anni Dieci fino ai Sessanta in un percorso che affronta le tematiche principali della sua intensa ricerca. Main sponsor Estra, sponsor tecnico DUAL Italia, Insurance Advisor dott. Flavio Buonagurelli broker assicurativo (info fondazioneguidodarezzo.com).
Un aspetto distintivo della mostra alla Galleria Comunale è la stretta relazione con l'antico. La Galleria infatti si situa di fianco alla Chiesa di San Francesco, che custodisce il ciclo di affreschi delle Storie della Vera Croce di Piero della Francesca, ed è significativo sottolineare i rapporti tra le figure rappresentate da Marino e quelle del grande artista rinascimentale.
In tal senso, va evidenziata la presenza del dipinto Le vergini del 1916 e la Zuffa di Cavalieri del 1927 ca., quest’ultimo messo a disposizione dalle Gallerie degli Uffizi di Firenze, che evocano le celebri composizioni di Piero della Francesca all’interno dell’attigua Cappella Bacci.
In mostra, poi, vengono esposte per la prima volta, accanto ad alcune sculture arcaiche di Marino, le sculture ellenistiche in terracotta rinvenute durante gli scavi della Catona ad Arezzo (che l’artista vide pubblicate nel 1920 sulla rivista “Dedalo”, tra le più importanti pubblicazioni di critica d'arte dell'epoca, diretta da Ugo Ojetti) provenienti dal Museo Archeologico Nazionale Gaio Cilnio Mecenate.
Ad Arezzo il linguaggio di Marino Marini viene approfondito nelle sue fasi salienti, dall’elaborazione di forme e figure mitiche e armoniose, al passaggio verso una crescente tensione stilistica e formale. Il progetto alla Galleria Comunale d'Arte Moderna e Contemporanea prevede un'organizzazione tematica, dove pittura e scultura sviluppano una relazione dialettica.
Come avviene per esempio con l'accostamento tra Studio per Miracolo, un capolavoro plastico del 1953-54 e Orfeo, un dipinto del 1956 che sviluppa una medesima matrice lirica e poetica. Ma la componente bidimensionale e quella tridimensionale trovano una serie di convergenze nella sala dedicata ai Gridi, così come in quella delle Pomone, un soggetto che Marino ha definito come "la prima vera forma mia.
Quei nudi rigogliosi sono nati dal confronto tra ciò che portavo dentro come un seme della mia naturale cultura e ciò che ho potuto vedere fuori di casa". Accanto al teatro, dove spicca Il giocoliere, bronzo del 1939, un altro specifico ambito di ricerca è dedicato al ritratto. Marino ne ha realizzati poco meno di 150 e si possono leggere emblematicamente come princìpi intorno ai quali si sviluppa l'indagine sull'uomo.
Tra le opere esposte in mostra spiccano gli omaggi agli artisti tra cui Carlo Carrà, Filippo de Pisis, Massimo Campigli, Germaine Richier, Marc Chagall e Jean Arp, collocati accanto a quello di Igor Stravinskij, del suo mercante Curt Valentin e di Marina, sua musa e compagna di vita.
"La doppia mostra proposta ad Arezzo", spiega Alberto Fiz "stupisce per l'attualità di un grande maestro della scultura che sottopone la forma a continue verifiche compiendo una rivoluzione che si sviluppa attraverso una precisa consapevolezza della storia e dell'uomo. La sua è la capacità di cogliere un tempo interiore dove inquietudine e sofferenza non si placano.
I temi a cui Marino Marini si rivolge, tutti presenti nelle due sedi aretine, appaiono come simboli di una costruzione all’infinito dove ciò che conta maggiormente è la relazione tra lo spazio interno e lo spazio esterno, tra l’aspetto fisico e quello psichico". Nei suggestivi ambienti della Fortezza Medicea lo spettatore può inoltre ammirare la produzione monumentale di Marino dove spiccano le Pomone, le Danzatrici, i Giocolieri e naturalmente i Cavalieri con il grande Cavaliere del 1949-50, un'opera ieratica di intensa potenza espressiva.
Insieme ai Cavalieri, esempi insuperati di un’indagine dove si scontrano forze opposte, destinate a dare vita a un unico corpo magmatico, la mostra presenta i Miracoli dove l’equilibrio perfetto creato in precedenza dall’artista si sfalda. In questo caso appare particolarmente emblematico Miracolo un'imponente scultura in bronzo del 1952 dove «l'idea parte fino a distruggersi» e «la scultura vuole andare in cielo, vuole bucare la crosta terrestre o vuole addirittura andare nella stratosfera», come scrive Marino.
La mostra evidenzia dunque la componente generativa di un’indagine che va all’origine della forma, laddove «nessuna memoria è perduta, ma ogni tempo è recuperato nell’appello di un sentimento partecipe alla vitalità del divenire umano», secondo quanto ha affermato Umbro Apollonio. Ma è probabilmente con la rottura della geometria e con la creazione di forme libere e irregolari, del tutto autonome dal soggetto, che Marino raggiunge l’apice della sua ricerca, in un percorso capace di incidere profondamente nel linguaggio contemporaneo.
La mostra è accompagnata da un catalogo in italiano e inglese edito da Magonza con saggi dei curatori Alberto Fiz e Moira Chiavarini e dei testi critici di Luca Pietro Nicoletti e Giovanni Curatola. Le immagini dell'allestimento sono realizzate da Michele Alberto Sereni. Non manca l’attenzione al pubblico più giovane, con laboratori dedicati durante tutta la durata dell’iniziativa.
“Dopo le celebrazioni dei 450 anni dalla morte di Giorgio Vasari, che hanno visto la città al centro di un percorso culturale e artistico culminato nella grande mostra internazionale dedicata al maestro rinascimentale, Arezzo riprende il dialogo con l’arte moderna e contemporanea e lo fa proponendo un’esposizione straordinaria, dedicata a uno dei principali artisti italiani del Novecento, tra i più riconosciuti a livello internazionale.
Le pitture e le sculture inconfondibili ed iconiche di Marino Marini saranno ospitate dalla Galleria Comunale d’Arte Moderna e Contemporanea e dalla Fortezza Medicea, quest’ultima capace di regalare una scenografia suggestiva e possente in grado di valorizzare le opere esposte.
Una narrazione della capacità del maestro toscano di combinare la profonda sensibilità arcaica e il legame forte con le sue radici alla ricerca formale moderna, in un dialogo creativo unico e prezioso. L’antologica che Arezzo gli dedica propone tutto il suo percorso, offrendo un’occasione speciale per ammirarne il genio e la maestria”, dichiara il sindaco di Arezzo e presidente della fondazione Guido d’Arezzo Alessandro Ghinelli.
“Pochi artisti hanno sentito così profondamente come Marino Marini il senso delle proprie radici culturali e antropologiche - dice Silvia Evangelisti, consigliere di amministrazione Museo Marino Marini di Firenze - e pochi come lui hanno saputo esprimere modernamente il sentimento della classicità.
La terra natia di Marino Marini è la Toscana, patria antica del popolo etrusco della cui grande cultura e civiltà' artistica conserva, ancora oggi, le preziose superstiti testimonianze, e a quella grande tradizione artistica si rivolge Marino, per cogliere il fascino di una pienezza formale, limpida e pagana, arcana, profondamente umana e scevra da ogni retorica e arcaismo letterario.
Nelle Pomone, nei ritratti, nei Giocolieri, nei gruppi equestri di Cavallo e cavaliere di Marino Marini, sculture o disegni o dipinti, il sentire classico si traduce in profonda armonia di forme, in perfetto equilibrio tra le parti e in una grande semplicità ed asciuttezza, in nome della quale l'artista sacrifica ogni dettaglio narrativo”.
“La Fondazione Marino Marini di Pistoia accoglie con grande piacere l’invito del Comune di Arezzo, della Fondazione Guido d’Arezzo e dell’Associazione Le Nuove Stanze a partecipare alla mostra monografica dedicata a Marino Marini, con un'ampia selezione di opere provenienti dalle proprie collezioni”, dice Andrea Niccolai, presidente della Fondazione Marino Marini di Pistoia. “Questa iniziativa, che si svolge nel cuore della Toscana, ha un significato particolare per la Fondazione pistoiese, poiché restituisce il lavoro di Marino ai territori che hanno segnato la sua formazione e alimentato le sue prime fonti visive.
La mostra rappresenta un’importante occasione per rendere nuovamente accessibili al pubblico opere fondamentali dell’artista. Proprio a partire da questa esperienza, la Fondazione intende intraprendere una nuova fase di attività che darà visibilità al proprio patrimonio e al lavoro del suo Centro di Documentazione”.
“Arezzo si conferma città dell’arte e della cultura”, conclude Francesco Macrì, presidente di Estra. “Deve essere dato atto all’Amministrazione Ghinelli di aver costantemente, in questi 10 anni, dedicato attenzione e risorse a temi che tutti i Comuni affrontano con difficoltà a causa della carenza di risorse. In questa città la passione per la cultura, e per l’arte in particolare, trova nel Comune e nella Fondazione Guido d’Arezzo punti di riferimento attenti e propositivi.
Le loro scelte contribuiscono a valorizzare, in Toscana e in Italia, Arezzo città d’arte. Ma anche a sostenere le sue ambizioni turistiche. In questo contesto, Estra è con il Comune di Arezzo e con la Fondazione non solo per questo singolo e fondamentale progetto ma, soprattutto, per una strategia di crescita e di sviluppo culturale che la nostra azienda sostiene fino in fondo e con convinzione”.