Salvatore Mannino
Cronaca

"Yacht Etruria, così il buco nero dei milioni in fumo": il racconto in aula

Parla Daniela De Rosa, la curatrice fallimentare: crediti per 35 milioni persi, la mail al cardinal Bertone, il cantiere lontano dal mare. La difesa contrattacca

Daniela De Rosa

Arezzo, 16 novembre 2019 - E’ uno dei più colossali bluff nella storia della nautica mondiale. E Banca Etruria, col contorno delle maggiori consorelle nazionali, da Intesa a Unicredit, da Popolare Milano a Mps, c’è caduta in pieno, finanziando prima il cantiere e poi la costruzione vera e propria di quello che avrebbe dovuto essere il più grande Yacht del mondo, superiore persino al mitico Nabila dello sceicco Kashoggi.

Bpel, in questa gigantesca girandola di nomi glamour e di big della politica o del jet set, coi soldi che alla fine sono finiti in qualche paradiso fiscale esotico, ci ha rimesso almeno 25 milioni (ma l’insinuazione al passivo di Privilege, la società costruttrice fallita nel 2015 è di 35): solo un errore imprenditoriale che non era prevedibile, oppure dietro c’è un gioco di scambi e favori? La sorte degli ex vertici sotto accusa al maxi-processo per bancarotta semplice o fraudolenta dipende anche (soprattutto) da quello.

Intanto, a dominare la scena in aula, c’è Daniela De Rosa, curatrice fallimentare di Privilege, che in una mattinata plumbea di pioggia rifà la storia di questo affare scombiccherato, conclusa alla fine da un buco nero spaventoso (quasi 200 milioni), con lo yacht che ancora rimane in cantiere allo stato di semplice scheletro, deprezzato dai 70-80 milioni delle previsioni iniziali ai 13 milioni per cui è stato venduto a un acquirente italo-maltese.

Di finanziamenti, in questo disastro imprenditoriale, Bpel ce ne ha messi almeno tre: il primo per il cantiere, il secondo per la nave vera e propria e il terzo per il fotovoltaico, commessa affidata alla società aretina High Facing, fra i cui soci c’era Giorgio Guerrini, vicepresidente della banca al tempo. In tutto, le banche (con Etruria capofila del prestito nave) avevano deliberato crediti per 100 milioni ed è inutile dire che nulla è tornato indietro.

Solo la pailletes delle inaugurazioni sfarzose nel porto di Civitavecchia e quelle dei grandi nomi coinvolti da Mario La Via, l’amministratore delegato che si spacciava per ideatore del Nabila: c’è solo l’imbarazzo della scelta, si va da Gianni Rivera al principe Paolo di Grecia, dal generale della Finanza Giovanni Verdicchio all’ex ministro Vincenzo Scotti e all’ex segretario dell’Onu Perez de Cuellar. Uno dei rapporti più stretti ed eccellenti

La Via lo aveva con il cardinale Tarcisio Bertone, all’epoca segretario di stato vaticano, di cui era il grande elemosiniere con almeno 700 mila euro investiti nelle opere di bene indicate dall’alto prelato. Bene, racconta Daniela De Rosa, tra le mail di La Via a Bertone ce n’è una che raccomanda una stretta congiunta dell’ex presidente Giuseppe Fornasari, già condannato anche per lo Yacht in rito abbreviato.

Un favore da niente, ma al Pm Andrea Claudiani interessa soprattutto la motivazione del patron di Privilege per Bertone: «Ha fatto tanto (Fornasari ndr) per noi». E appunto, spiega ancora la curatrice, quando l’ex presidente arrivava a Civitavecchia, La Via faceva sgomberare il cantiere, per non avere occhi e orecchi indiscreti. Non solo: anche il figlio di Paolo Fumi, il funzionario romano di Etruria che si occupò dei finanziamenti (ora a processo per bancarotta) venne assunto dalla Privilege con un contratto a progetto.

Solo elementi suggestivi? Chissà, l’ultima parola spetta al tribunale.. Di certo c’è solo che la mail dei misteri ora non si trova più. Ma Daniela De Rosa è sicura di averla letta e ne ricorda anche i contenuti: era su carta giallina. Le difese vanno al contrattacco nel finale dell’udienza mattutina.

La curatrice deve ammettere che almeno col fotovoltaico la Privilege non ci ha rimesso, ricevendo anzi cospicui incassi. Ma la storia dello Yacht resta uno dei capitoli più coloriti del crac Etruria. E anche uno di quelli decisivi per la sentenza.