
di Lucia Bigozzi
Sono partiti in 168 ma alla fine ne resteranno solo sei. Sono gli aspiranti pastori che da ogni angolo d’Italia e perfino dagli States hanno fatto a gara per iscriversi alla Scuola istituita dal Parco delle foreste casentinesi nell’ambito del progetto europeo Life e in collaborazione con Regione Toscana, Unione dei comuni montani e un pool di associazioni.
Centossessantotto domande per sei posti: un primato assoluto per il progetto che ha due obiettivi: creare sviluppo e conservare i pascoli disseminati nei trentaseimila ettari di boschi e terreni tra Toscana, Emilia Romagna e un lembo di versante fiorentino. Tra le richieste di adesioni alla Scuola c’è un mondo di professioni: dal medico chirurgo, al giurista ambientale, dalla disoccupata alla maestra, dal bancario all’architetto. Non mancano restauratori, giornalisti, pensionati, ma pure manager, chef, esperti di riabilitazione equestre, grafici, fisioterapisti. Professionisti e non, a quanto pare decisi ad archiviare un pezzo di vita per aprire una nuova pagina, disposti a lasciare città e comodità per abitare la natura e vivere imparando un mestiere nuovo, forse mai pensato prima.
A scorrere l’elenco dei candidati si incrociano sedici regioni d’Italia ma c’è anche chi arriva da Oltreoceano, ovvero Stati Uniti e chi da Oltralpe, direttamente dalla Germania. In questi giorni è stata completata la prima scrematura degli aspiranti pastori: da 168 ne sono rimasti 50, selezionati secondo criteri ancorati agli obiettivi del progetto. In sostanza, non c’è spazio per chi sogna un periodo rigenerante, a tu per tu con la natura, lontano dal rumore e lo smog delle città. Non è questa la via maestra per arrivare a Scuola. E pensare che proprio le grandi città figurano tra le maggiori provenienze dei candidati. Lombardia, Lazio, Marche e naturalmente la Toscana, ma ci sono iscritti anche da Calabria, Puglia e Sicilia.
I cinquanta candidati rimasti in lizza, saranno ammessi ai colloqui programmati entro la fine del mese. "Da questo step usciranno i sei allievi che parteciperanno alla Scuola", spiega Andrea Gennai, direttore facente funzioni dell’ente parco.
Criteri di selezione e obiettivi sono chiari: "La custodia delle praterie e dei pascoli è fondamentale non solo per gli animali al pascolo, ma anche per l’equilibrio e l’habitat della fauna e della flora che si generano proprio nelle distese che vanno preservate perchè se incustodite, finirebbero fagocitate dal bosco", aggiunge Gennai che richiama il senso del progetto. "Consegnare strumenti di conoscenza e approfondire la tecnica per le persone veramente intenzionate a impiantare le loro aziende nelle nostre zone, anche fuori dal Parco ma sempre nelle nostre vallate". Della serie: qui si impara e qui si lavora. Niente di romantico, molto di pragmatico.
E’ un’opportunità di crescita con nuove opportunità professionali e ricadute economiche sul territorio. La campanella della Scuola per pastori suonerà a fine aprile e la tabella di marcia delle lezioni è serrata, tra la parte teorica a cura di docenti universitari, ricercatori ed esperti ambientali e moltissima pratica, direttamente nelle aziende del parco - una trentina - dove gli aspiranti pastori trascorreranno il periodo di formazione (concentrato nei fine settimana). Il che significa: sveglia al mattino alle 5, mungitura, pascolo,tosatura, nelle diverse fasi dell’attività da sperimentare durante i quattro cicli della scuola, fino al 2027.
Nessun costo a carico di chi deciderà di imparare come si vive in montagna e come si tira su un gregge, con un occhio di riguardo alla gestione del conflitto con gli animali predatori, in primis il lupo. Ma qui si impara anche a fronteggiare l’impatto dei cambiamenti climatici e la biodiversità.