
Tommaso Inghirami, 34enne imprenditore di Sansepolcro titolare della Fattoria di Grignano, nei pressi di Pontassieve
Anche la Valtiberina può benissimo diventare territorio favorevole per il vino, sfatando una sorta di tabù che si era creata. A sostenerlo è un addetto ai lavori, Tommaso Inghirami, imprenditore di Sansepolcro di 34 anni titolare della Fattoria di Grignano, nei pressi di Pontassieve, che Luciano Ferraro e James Suckling hanno inserito nella guida del Corriere della Sera riservata ai migliori cento vini e vignaioli d’Italia con l’etichetta di "Fedra", perché così era detto l’omonimo umanista che era uno dei mentori di Raffaello. Tommaso, figlio di Giovanni e nipote dell’avvocato Fabio Inghirami, il padre delle notissime camicie Ingram (che aveva nel 1970 acquistato la tenuta di Grignano), ha ora un ambizioso progetto anche per il luogo nel quale è nato e vive da sempre: "Sono già partito con un vigneto nel Comune di Anghiari, producendo vino con uve bianche e rosse in anfora – ha detto – per cui nel 2025 potremo assistere ai primi risultati di questa sperimentazione". Per quale motivo ha deciso di intraprendere una sfida che ha il sapore quasi di una scommessa? "Perché con il tendenziale surriscaldamento del clima al quale andiamo incontro, emerge sempre più la necessità di andare a ricercare zone cosiddette "fresche". Io ho verificato morfologia, microclima e caratteristiche dei nostri terreni: siamo in un contesto pre-appenninico che fa della Valtiberina una valle fresca, quindi dotata di questo requisito. L’esperienza che ho accumulato nel settore mi ha portato a credere in questo obiettivo; non esiste una sola Toscana anche per i vini: i più famosi sono i rossi, ma relativamente alla Valtiberina vedo buone prospettive per bianchi e bollicine". A Grignano, nella patria del Chianti Rufina, 50 ettari dei 600 complessivi sono in gestione bio con piante anche storiche affidate alle capacità di Tommaso Inghirami, che – come riportato nelle guide de "L’Espresso" di questa settimana – prova a riscrivere una nuova tradizione vitivinicola dell’areale, sperimentando sia con il Sangiovese che con i vitigni internazionali e dimostrando che il concetto di innovazione è valido anche per uno fra i prodotti italiani più tipici e apprezzati.