GAIA PAPI
Cronaca

Via da casa, aumentano le violenze. Trecento donne accolte nei centri: "Sara come Giulia, rimaste sole"

L’analisi del Pronto Donna: sale la richiesta di aiuto, in 12 mesi 307 persone si sono rivolte agli operatori. La presidente Gianni: "Può capitare a tutti, anche nelle famiglie normali". Il caso Ruschi e le analogie.

Via da casa, aumentano le violenze. Trecento donne accolte nei centri: "Sara come Giulia, rimaste sole"

Via da casa, aumentano le violenze. Trecento donne accolte nei centri: "Sara come Giulia, rimaste sole"

"L’ultimo femminicidio ci ha messo di fronte a quello che diciamo da anni: il problema ha origini culturali e le nuove generazioni non sono immuni dal condizionamento degli stereotipi di genere, all’origine della violenza", Loretta Gianni presidente del centro antiviolenza "Pronto Donna" commenta così l’uccisione di Giulia Cecchettin che chiama per nome e cognome "per darle, come a tutte le donne, una legittimazione. Nei media normalmente il cognome e il titolo accademico spetta solo agli uomini". "È lampante il fatto che Fillippo Turetta l’abbia uccisa proprio il giorno prima della tesi di laurea. L’emancipazione, la libertà della donna e la sua crescita fa ancora paura agli uomini violenti. Uomini che, invece di essere orgogliosi, entrano in competizione con le compagne" spiega Gianni. Poi un appello, rivolto pure alle donne: "Smettete di ridere. Anche voi donne, smettete di ridere a una battuta sulla sessualità, o su una caratteristica fisica. In questa sub cultura, chiamata anche cultura dello stupro, attecchiscono i comportamenti violenti" tuona la presidente di Pronto Donna.

L’omicidio di Giulia ha messo in luce un altro elemento: "La violenza di genere è trasversale, nel senso che può capitare a tutti. In questo caso è capitata in due famiglie normali. Una normalità che ha fatto paura anche ai ragazzi che stanno sentendo vicina questa tragedia. Ora è il momento, tocca a voi. Trasformate l’indignazione in azione". Una violenza che può colpire tutti, ovunque. Ad Arezzo nel 2022 (dati in via di aggiornamento) sono state 260 le donne che si sono rivolte al centro antiviolenza, nel 2021 erano state 267. I numeri descrivono il quadro: sono 37 gli interventi in emergenza, ovvero situazioni di grave pericolo per le donne che hanno trovato il coraggio di dire basta. Oltre alla violenza fisica e psicologica, i dati rilevano un incremento della cosiddetta violenza economica. In altre parole: non permettere di avere libertà di accesso ai conti correnti, o il divieto di tornare a lavoro magari dopo una gravidanza. Una forte limitazione di libertà, perchè l’autonomia economica è fondamentale per uscire dai rapporti pericolosi. "Non c’è niente di più subdolo della violenza perpetrata dal coniuge, colui che dice di amarti. Una violenza molto difficile da riconoscere, spesso anche solo da nominare. Che non si vede, non è dimostrabile" spiega Gianni. "Comportamenti che fanno parte della quotidianità. Ci sono tanti segnali che spesso la donna non coglie perché c’è abituata".

Segnali che hanno attraversato anche il calvario di Sara Ruschi, uccisa nell’aprile scorso dal marito, il 38enne marocchino Jawad Hicham, insieme alla mamma Brunetta Ridolfi. "Anche loro, come Giulia, si sono trovate sole, nell’incapacità di leggere quel gesto. Per questo è fondamentale rivolgersi ai centri anti violenza dove ci sono persone formate in grado di interpretare un gesto, cosa che può fare la differenza, e in qualche caso anche salvarti la vita".