
di Laura Lucente
Ci sono ancora delle interessanti evidenze archeologiche che emergono a Camucia. Dal pozzo del II sec. a. C. che insiste al parco Petri sono state rinvenute decine vasi in parte integri e in parte ricostruibili, utilizzati per attingere l’acqua. Non solo. Una volta dismesso, il pozzo fu riempito con quel che restava del tetto e delle decorazioni in terracotta provenienti dalle vicine strutture templari che, in età etrusca e romana, costellavano questa parte di Camucia. Tegole dipinte, lastre decorate, parti di statua, basi per colonna, monete e ceramica sono emersi dal fango che riempiva il pozzo, ancora ricchissimo d’acqua. Sono queste le risultanze dell’ultima campagna di scavo che si è appena conclusa, finanziata dal Ministero per i Beni Culturali e diretta da Ada Salvi, responsabile area funzionale II - patrimonio archeologico della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Siena Grosseto e Arezzo.
Un lavoro che va avanti nel tempo. Gli scavi erano iniziati nel 2018 proprio in occasione della riqualificazione dell’ex campo sportivo conosciuto come Maialina. Tra 2018 e 2020 è stata portata in luce una grande aula, probabilmente a cielo aperto, con due ingressi simmetrici e un pozzo centrale, la cui funzione sembra connessa ad attività per la produzione di ceramica e laterizi. La struttura, una volta indagata e documentata, è stata ricoperta nel 2020 per ragioni di tutela. Il pozzo, invece, è stato lasciato in vista grazie ad un accordo tra Soprintendenza e il Comune di Cortona per permettere la realizzazione del parco e contemporaneamente non precludere la possibilità di ulteriori scavi.
Lo scavo, di notevole difficoltà logistica, è stato effettuato in questi mesi con una serie di accorgimenti tecnici che hanno consentito di operare in sicurezza. Si tratta infatti di struttura profonda più di 5 metri, in parte scavata nella roccia e in parte foderata di pietre, che ha restituito una stratigrafia complessa e completamente intatta. Il pozzo verrà a breve restaurato, messo in sicurezza e valorizzato grazie alla sinergia tra Soprintendenza e Comune di Cortona. "Il pozzo ha restituito anche una quantità di materiale organico, vegetale e animale, che dovrà essere analizzato e studiato e che ci consentirà di accrescere le nostre conoscenze sull’ambiente circostante", ha confermato la direttrice dello scavo Ada Salvi. Il Soprintendente Gabriele Nannetti ha espresso soddisfazione per i risultati ottenuti, che "costituiscono un nuovo tassello per la ricerca e la tutela del territorio, auspicando la prosecuzione delle indagini e la valorizzazione del sito e dei reperti".