Vaiolo, l’angoscia sottile in città Ma l’ospedale fa di nuovo "diga"

Il quadro è rassicurante ma sui social prevale la stanchezza di chi teme di ritrovarsi in un’altra emergenza. Pronta la reazione della sanità. Dei: "La macchina della prevenzione è scattata intorno al possibile focolaio"

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"E ora ci chiederanno di fare la decima dose". Il quarto caso in Italia di vaiolo delle scimmie non è già più l’ultimo, perché proprio ieri ne è arrivato un quinto a Roma. Ma qui tengono banco i commenti sul caso aretino, un fulmine a ciel sereno vista la diffusione per ora davvero modesta del nuovo contagio. Il trentenne sta bene, non si segnalano novità rispetto al quadro presentato poche ore dopo la scoperta dal primario di malattie infettive Danilo Tacconi. E anche i casi tenuti sotto osservazione non hanno manifestato per ora i sintomi della malattia. Un quadro del tutto rassicurante. Tra l’altro il nuovo contagiato romano viene seguito addirittura a domicilio, uno scenario che va nella direzione di un raffreddamento complessivo di qualunque allarme.

Però le reazioni si incrociano e si dividono, proprio come era successo il Covid. E la linea rossa passa sempre lì, tra la paura e la polemica.

"Vi ricordate? Anche con la pandemia era iniziato tutto così: non era niente e poi..." scrivono i più agitati, stremati come tutti da oltre due anni di emergenza. "Oh vai, ora si ricomincia" è la reazione sistematica. Nella quale si mescolano l’eterna diffidenza sulla vaccinazione e quella verso chi predica la massima attenzione.

"Mica ci chiuderanno in casa un’altra volta"?": il bicchiere è mezzo pieno e mezzo vuoto tra un commento e l’altro. Tanto che sono pochi a prendere di petto il dramma di chi bene o male si è ritrovato contro la sua volontà.

No a tenere banco sono le domande. Le domande pressanti di chi chiede la verità non ad un medico o ad un esperto ma ai colleghi sui social. "Ma siamo sicuri che si trasmetta solo per via sessuale?". Non è esattamente così, ci vuole comunque un contatto prolungato con le pustole e le ferite che crea. "Ma se si trasmette solo con i rapporti sessuali a che serve tutto questo allarme?".

Chi fa quadrato contro il nuovo "nemico" è l’ospedale. La risposta è stata immediata, pur pesando di nuovo sullo stesso reparto che da oltre due anni è sotto pressione: malattie infettive.

"La situazione clinica è sotto controllo e la terapia sta funzionando" era stata la prima risposta immediata anche della direttrice sanitaria Simona Dei. "E soprattutto l’apparato di prevenzione si è stretto subito intorno al possibile focolaio, monitorando la situazione".

Per l’ospedale ha il sapore dell’ultima sfida: l’obiettivo è l’uscita definitiva dalla situazione straordinaria di questi anni per rilanciare il San Donato, prima con una nuova organizzazione interna e poi con i lavori strutturali. Il Covid potrebbe essere quasi alle spalle, resta una "scimmia" a dividerci dal traguardo