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Una famiglia ucraina in fuga dalla guerra, la storia di Irina ad Arezzo

Irina, madre di due figli, ha lasciato l'Ucraina per cercare rifugio in Italia. Dopo un lungo viaggio, arriva ad Arezzo e affronta la tragedia della perdita di un figlio disabile. Spera in una vittoria anticipata per l'Ucraina e prega affinché la pace arrivi presto.

Una famiglia ucraina in fuga dalla guerra, la storia di Irina ad Arezzo

AREZZO

Quel giorno Irina (nella foto) ha pensato solo a mettersi in salvo. "Ho portato via i miei due figli e mio padre, lontano dalle bombe e dalla morte", dice con un velo di tristezza che passa come una nuvola sugli occhi color del cielo. Un lungo viaggio, destinazione Italia, per ricominciare. "Siamo arrivati ad Arezzo il 16 marzo 2022, abbiamo lasciato la nostra città con molta sofferenza".

Cherkasy si trova nel centro dell’Ucraina, la sua casa "non è stata colpita, ma le sirene dell’allarme suonano spesso e ci sono razzi che sorvolano la città. È spaventoso, una situazione difficile da sostenere anche sul piano emotivo e psicologico. Durante l’inverno con i miei figli ci nascondevamo in cantina e spesso anche di notte. Faceva molto freddo e anche lì sotto si sentiva chiaramente il rumore degli aerei da guerra che volavano sopra le nostre abitazioni. C’erano esplosioni, un suono che non dimenticheremo mai". È difficile spiegare a due bambini di 8 e 6 anni cosa è la guerra e perchè si deve stare fermi dentro una cantina per buona parte del giorno e della notte, senza poter uscire. È difficile spiegare cosa è cambiato tra la vita di prima e quella di adesso, con la guerra che spezza, distrugge, uccide. Irina ha 33 anni e proprio durante il soggiorno italiano ha dovuto affrontare anche lo strazio della perdita di "un figlio disabile che non ce l’ha fatta: aveva dieci anni".

Vive in un appartamento nel centro della città, "siamo dieci persone, la mia famiglia e altri ucraini con cui condividiamo l’abitazione. Anche loro si sono rifugiati in Italia, poi hanno deciso di trasferirsi qui. Siamo seguiti da una cooperativa sociale e stiamo bene, anche se senza un lavoro, le giornate sono lunghe e i bambini si annoiano. Andiamo al parco a passeggiare, giochiamo e io cerco di allontanare dai bambini le scene dei bombardamenti che hanno vissuto. Certamente, i nostri pensieri sono sempre rivolti all’Ucraina. Ci manca casa, ci mancano le nostre cose, i nostri amici", sospira Irina.

In tutto questo tempo e nella nuova dimensione di rifugiati, Irina ha pensato "solo a proteggere i figli e a stare in un luogo sicuro". E tuttavia l’obiettivo è "tornare non appena sarà possibile. È a Cherkasy il nostro futuro". La speranza è il faro che tiene acceso in giornate apparentemente tutte uguali.

"Spero in una vittoria anticipata per l’Ucraina. Ogni giorno leggiamo le notizie dall’Ucraina e preghiamo affinchè la pace e la vittoria arrivino presto". Irina non molla.

Lucia Bigozzi