Un ponte con Palermo. Giovani in cammino contro mafia e guerre. Pif: "Qui mi rigenero"

L’abbraccio degli studenti siciliani e il racconto del conduttore radio "Vivo il conflitto come ricerca della giustizia". Le testimonianze.

Un ponte con Palermo. Giovani in cammino contro mafia e guerre. Pif: "Qui mi rigenero"

Un ponte con Palermo. Giovani in cammino contro mafia e guerre. Pif: "Qui mi rigenero"

Arriva a Rondine direttamente dalla Sicilia, era a Palermo solo poche ore fa. Palermo e Rondine, un ponte che unisce due luoghi simbolo. Pif arriva nella Cittadella, preceduto di qualche ora dalla vicepreside del liceo Danilo Dolci, Linda Caccamo. Porta l’abbraccio di millecinquecento studenti che marciano in contemporanea con i quattromila di Rondine, nel giorno in cui celebrano il centenario della nascita di Danilo Dolci, il cosiddetto "Gandhi d’Italia". Dalla loro scuola hanno camminato insieme fino a una struttura sequestrata alla mafia, per arrivare alla Croce di don Pino Puglisi. E dai ragazzi in marcia sulla Setteponti ricevono un abbraccio e la stessa voglia di darsi da fare, testimoniare, non girare la testa dall’altra parte ma rimboccarsi le maniche per essere protagonisti del loro tempo. Ponti, non muri. Palermo e Rondine.

Qui Pier Francesco Diliberto, torna dopo due anni alla Cittadella che aveva lanciato sulle onde radio. Riprende la riflessione di allora. "Vivo il conflitto come una ricerca della giustizia, ma forse per primo avrei bisogno di un corso a Rondine di almeno dieci anni. Non ho certezze ma ho la sensazione che il conflitto sia necessario". In perfetta linea con l’idea di Rondine, il conflitto va affrontato e non negato, non sfugge ai confronti. "La ricerca forse mi accomuna ai ragazzi che dalla Sicilia vengono qui al quarto anno. La Sicilia è dominata dalla cultura del gattopardo. Se vado in una scuola non dico mai se vuoi ce la fai, la vita non è così. Però l’importante è almeno provarci". Provare intanto a cambiare se stesso. "Mettermi in discussione è la base". Pif si getta nell’incontro con il pubblico, di un teatro tenda ancora pieno. E che in serata ha accolto Claudio Bisio con il suo film "L’ultima volta che siamo stati bambini". Qui, nel borgo alle porte di Arezzo, il dialogo è la regola.

Lucia Bigozzi