"Un passo verso la giustizia": caso Martina, l'emozione dei genitori

Bruno Rossi e la moglie commentano commossi la svolta che annulla l'assoluzione. "Le motivazioni avevano cancellato il lavoro della polizia. E le ha scritte una donna.."

I genitori di Martina si abbracciano

I genitori di Martina si abbracciano

Arezzo, 21 gennaio 2021 - Un "passo verso la giustizia". Cosi' Bruno e Franca Rossi, genitori di Martina, commentano la sentenza della Cassazione dopo aver assistito in aula alla lettura del dispositivo.

"Abbiamo fatto un primo pezzo di strada - dicono visibilmente emozionati - ora speriamo di correre veloce anche nel prossimo, evitando ostacoli come la prescrizione, affinche' si riesca ad affermare le responsabilita' per la morte di nostra figlia".

 «Avevo una forte delusione dopo la sentenza d'appello. Quelle motivazioni - ha detto il papà di Martina - hanno cancellato il lavoro della polizia, dei primi giudici. Pensare poi che quelle motivazioni le ha scritte una donna non riesco a mandarlo giù. Non ha pensato che poteva succedere anche a lei, alle sue figlie? Si mettono le scarpe rosse e poi quando hai la possibilità di punire chi fa del male a una donna, fai le cose diversamente». «Adesso bisogna lottare contro il tempo per evitare la prescrizione - conclude Rossi - e arrivare a ristabilire la verità per Martina, perché se lo merita».

Già dopo la sentenza d'appello i genitori di Martina avevano fatto dichiarazioni durissime. «Non c'è niente, Martina non c'è più, e anche la giustizia non c'è più», aveva dichiarato, affranto, il padre della studentessa, Bruno Rossi, mentre la madre, Franca Murialdo, lasciava l'aula non riuscendo a dire parola. «La giustizia italiana si è interrotta sul lavoro fatto in precedenza», ha detto ancora Bruno Rossi.

E ancora: «Sono arrabbiato, l'assoluzione 'perché il fatto non sussistè sconvolge ogni logica, vuol dire infangare l'onore di Martina, vuol dire sostenere che è volata giù da sola».

Ma dopo l'arrabbiatura avevano ricominciato a risalire, portando la loro richiesta di giustizia in tutte le sedi, fino al ministero di grazia e giustizia oltre che in televisione e ovunque la protesta potesse far rumore. Ora la svolta in Cassazione.