ANGHIARI
Cronaca

Un altro assalto alla Nicol Preziosi. Stavolta il bottino è di 500mila euro

A distanza di un mese e mezzo i ladri entrano ancora nell’azienda di Anghiari e fanno sparire tutto l’argento

Un altro assalto alla Nicol Preziosi. Stavolta il bottino è di 500mila euro

Un altro assalto alla Nicol Preziosi. Stavolta il bottino è di 500mila euro

di Claudio Roselli

Assalto bis alla Nicol Preziosi , lungo la provinciale Libbia sul tratto in discesa che dal centro abitato prosegue per la frazione di Tavernelle subito dopo lo stadio Zanchi e a poche centinaia di metri dalla locale Stazione dei carabinieri. Due colpi messi a segno in poco più di un mese e mezzo, il che ha persino dell’incredibile. Modalità pressochè identiche e autori sempre ignoti, ma quasi certamente gli stessi: il tutto a distanza di soli 50 giorni. Sette settimane esatte, perché anche l’altra volta – nell’attività fondata da Maurizio Lacrimini, presidente della Baldaccio Bruni – agirono nelle prime ore notturne di un venerdì, il 12 aprile. Da appurare la quantificazione del bottino che dovrebbe aggirarsi intorno ai 500mila euro fra argento puro e leghe per la sua lavorazione. In ogni caso, è materia prima rimasta fuori dalle casseforti dell’azienda e quindi trovata nei laboratori.

Pare che vi fosse stato persino dell’oro, ma che non sia stato toccato dai malviventi, una banda composta da almeno quattro persone, tante quanti sono i veicoli rubati per l’operazione e sempre a Città di Castello: tre furgoni, due appartenenti alla Fat (Fattoria Autonoma Tabacchi) e uno a una falegnameria, più la Fiat Panda a bordo della quale sono poi scappati.

I furgoni sono serviti per sbarrare le strade di accesso, non essendovi i tronchi d’albero e questa è forse l’unica novità nel "modus operandi" rispetto ad aprile, oltre all’orario: dalle 4, è stato infatti anticipato alle 2.30. Per il resto, è stato di nuovo forzato il cancello carrabile d’ingresso, che non è collegato con il sistema di allarme e che quindi ha regalato tempo prezioso agli autori del colpo, i quali hanno fatto altrettanto con la porta retrostante per calarsi all’interno dello stabile.

A rovinare loro i piani, oltre all’allarme entrato in funzione, sarebbe stato un giovane che a quell’ora stava rincasando e che è stato notato: ciò avrebbe creato preoccupazione e frenesia fra i ladri, che hanno deciso di allontanarsi a bordo della Panda.

I tempi di esecuzione sono stati molto veloci: da quando è suonato l’allarme al momento in cui si sono precipitati sul posto i carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile e della locale Stazione sono trascorsi soltanto quattro minuti. Due dei tre furgoni sono stati ritrovati in breve tempo: manca all’appello il secondo della Fat. Della Panda ancora nessuna traccia: potrebbero averla abbandonata per salire in un’altra vettura, anche se l’auto risulterebbe "pulita", né sarebbero arrivate denunce di furto relative ad essa.

Parallela alla ricognizione del bottino trafugato, per gli inquirenti è anche la visione delle immagini della videosorveglianza non soltanto ad , ma anche nei luoghi di Città di Castello dai quali erano spariti i furgoni; nel blitz precedente, i responsabili avevano comunque tutti il viso coperto.

Che siano gli stessi individui tornati alla carica? Potrebbe benissimo essere così, per quanto la tecnica messa in atto è oramai adoperata da più bande specializzate.

Il lavoro delle forze dell’ordine è esteso a 360 gradi e nessuna pista è abbandonata, magari avallata da qualche indizio in più che possa rivelarsi utile anche per capire se i due fatti siano realmente collegati, oppure se le bande in azione siano state diverse.