
Gli accertamenti degli inquirenti lo scorso 10 marzo a San Giovanni
Arezzo, 23 maggio 2025 – No alla scarcerazione, si va verso la perizia psichiatrica. Giuseppina Martin rimane in cella, a Sollicciano. Lo scorso 10 marzo aveva strangolato la madre, Mirella Del Puglia, nel sonno, nel loro appartamento a San Giovanni. La decisione è arrivata dal giudice per le indagini preliminari, lo stesso che, all’udienza di convalida dell’arresto, aveva disposto la custodia cautelare in carcere nei confronti della donna di 67 anni, ex dipendente comunale. Questo perché – secondo il Gip – sussisteva almeno una delle tre condizioni previste dalla legge per applicare una misura cautelare: pericolo di fuga, pericolo di reiterazione del reato e pericolo di inquinamento delle prove.
Tali presupposti non si sono affievoliti a distanza di due mesi, tant’è che il giudice, venerdì scorso, ha rigettato l’istanza di sostituzione della misura cautelare con quella degli arresti domiciliari, presentata dall’avvocata della donna, Alessia Ariano. La linea difensiva procede comunque nel suo corso: la legale intende richiedere l’espletamento di una perizia psichiatrica nell’ambito di un incidente probatorio. Si tratta di un istituto previsto dal codice di procedura penale che consente di assumere una prova durante le indagini preliminari, quando vi è il rischio che non possa essere più acquisita nel corso del processo, ad esempio a causa della condizione psichica mutevole della persona.
Se venisse certificata l’infermità mentale totale o parziale, gli sviluppi potrebbero essere rilevanti sotto il profilo della responsabilità penale: nel primo caso, si potrebbe configurare la non imputabilità, per incapacità di intendere e di volere al momento del fatto; nel secondo, l’imputata potrebbe beneficiare di un’attenuante nella determinazione della pena. Uno scenario simile si era configurato nel caso di Alessandro Sacchi, che lo scorso giugno uccise la moglie malata di Alzheimer con un colpo di pistola, e fu poi condannato a dieci anni proprio in virtù del suo vizio parziale di mente.
Una vicenda che ha i connotati più della tragedia che del delitto. Tra le due donne, madre e figlia, non c’erano attriti particolari, ma su Giuseppina Martin gravavano i compiti di cura e accudimento dell’anziana. Non è confermato che la signora soffrisse di Alzheimer, ma le sue condizioni di salute erano peggiorate negli ultimi tempi. “Si alzava anche venti volte durante la notte, era spaesata”, aveva raccontato la donna.