Uccide la madre a coltellate "Ho fatto una brutta cosa"

Il ventenne aveva giocato nelle giovanili del Galli, lei aveva un’impresa qui. Tenta di metterla in un sacco, poi si costituisce. "Era un ragazzo introverso"

Migration

Non erano più da queste parti ormai da anni, anche se l’azienda di famiglia sembra mantenere il vecchio nome. Ma le loro immagini rimbalzate in Tv hanno fatto sobbalzare mezzo Valdarno. "Uccide la mamma e tenta di metterla in un sacco": la notizia passa nel sottopancia dei piccoli schermi. Il volto di lei anche. "Era bellissima" ricorda una signora di Pergine, il paese dove avevano messo su l’impresa. Lei aveva 53 anni, si chiamava Marina Mouritch.

Ammazzata dal figlio di 25, Antonio Cometti. Una brutta lite, di quelle che in una famiglia possono scattare. Finché lui non mette mano ad un coltello da cucina e comincia ad affondare i colpi. Sono tre quelli che colpiscono la madre alla gola e non le danno speranza. Si accascia in cucina, ormai senza vita. Lui tenta di infilarla in un sacco. Poi si pente e decide di costituirsi. "Ho fatto una brutta cosa" sussurra ai carabinieri.

Siamo a Gabiano, sulle colline del Monferrato e la provincia è quella di Alessandria. "Erano passati anni dalla loro partenza da Pergine" è il racconto di chi li aveva conosciuti. Pergine dove avevano messo su una bella impresa agricola, esattamente a Pieve a Presciano: un’azienda con il suo nome, quello che ora purtroppo si lega ad un delitto straziante. Straziante, come tutti quelli che vedono un figlio colpire a morte una mamma.

"Era un ragazzo introverso: parlava poco ma a pallacanestro ci sapeva fare" spiega un tecnico del Galli Basket. Perché giocava nelle giovanili della prestigiosa squadra di San Giovanni Valdarno, quando chiaramente era ancora qui con i genitori. E sul suo profilo Facebook campeggiano ancora le foto di quei giorni: un ragazzone, forse di 12 o di 13 anni. "Aveva un fisico adatto a questo sport" è uno dei ricordi che filtra tra le maglie della società sportiva.

Quel carattere introverso era l’inizio di quel male di vivere che secondo le ricostruzioni potrebbe averlo portato al delitto? E’ un’ipotesi. Mentre è accertato che Marina abbia tentato di difendersi: non a caso presentava dei tagli ai polsi, oltre a quelli mortali alla gola.

Lituana di origine, aveva trovato in Italia una terra accogliente e un uomo che l’amava: purtroppo al momento del delitto era al lavoro fuori. Antonio era seguito dalla Asl di Casale Monferrato, soffriva di crisi depressive.

Era convinto che il fratello gli controllasse il computer e il telefono: sembra che abbia fatto eseguire delle verifiche per averne la prova. Rimproverava la madre di non essere dalla parte sua. Un disagio che non veniva a galla o meglio restava in famiglia: non risultano denunce per maltrattamenti o episodi di violenza. Mercoledì, confessa il ragazzo, aveva saltato la terapia. L’altra sera ha afferrato il coltello, una lama da 30 centimetri. La famiglia era solita alternare periodi di residenza nel cascinale in Monferrato ad altri in Toscana, in provincia di Siena, dove viveva l’altro figlio. Lui, quel fratello che Antonio sentiva come un rivale. Nel tunnel di una mente provata, sull’orlo di un omicidio contro natura.

Alberto Pierini