REDAZIONE AREZZO

Tu chiamaci se vuoi..."botoli ringhiosi" Quell’orma aretina tra le pieghe del capolavoro

Cominciò a sciverlo a Poppi ma colloca tutti gli aretini tra Inferno e Purgatorio. La sua un’antipatia istintiva?

E dire che il sommo poeta iniziò a scrivere la sua opera mentre era ospite dei conti Guidi a Poppi e che Campaldino è proprio lì,sotto al celebre castello casentinese, dove i cavalieri ghibellini di Arezzo, seppur sconfitti, avevano dato filo da torcere ai fiorentini quell’ 11 giugno 1289, giorno di San Barnaba. Sta di fatto che l’antipatia di Dante per gli aretini sembra proprio un fatto acclarato: in effetti per raccontare la nostra terra l’Alighieri ha scelto i gironi dell’Inferno e le cornici del Purgatorio, con l’unica eccezione di S.Romualdo, posto in Paradiso tra gli spiriti contemplanti.

Per il resto è una sequenza a dir poco imbarazzante di violenti, falsari, sodomiti e traditori. Pure il “fero fiume” scorre suo malgrado tra Casentinesi definiti porci, torce il muso ai botoli ringhiosi aretini, bravi a parlare ma non altrettanto ad agire e attraversa il Valdarno tra genti degenerate. C’è però una storia che potrebbe riscattarci; pare che l’idea dei gironi infernali, dove i dannati scendono in base alla gravità dei loro peccati, Dante l’abbia avuta durante il suo soggiorno casentinese tra Porciano e Romena: qui infatti la torre delle prigioni era strutturata in modo tale che i reclusi fossero calati giu’ in base alle colpe, che aumentavano quanto piu’ si scendeva...