Questa volta si era spacciato per un avvocato che agiva come intermediario di un cliente cinese. Di fantasia è ricco Roberto Meocci. Il finto imprenditore di Sinalunga, residente ad Arezzo, aveva truffato perfino un boss della Ndrangheta. Il pluripregiudicato, in questi giorni è stato invece condannato a due anni e 8 mesi per una truffa nei confronti di un noto locale aretino che il titolare era interessato a vendere. Più di un milione di euro, la cifra che il Meocci avrebbe proposto a nome dell’inesistente, facoltoso cinese. Il truffatore, come sempre, aveva agito in modo tale da guadagnare prima la fiducia della vittima qualificandosi come avvocato, poi facendo capire che conosceva alcune persone che potevano influire su facoltosi imprenditori cinesi per l’acquisto del locale a una cifra molto superiore alle aspettative. In cambio però, l’uomo si era fatto consegnare 40mila euro facendo credere che erano un regalo per i buoni uffici dei suoi amici verso i ricchi acquirenti orientali. Oltre ai soldi la vittima gli aveva consegnato anche un costoso Rolex espressamente richiesto dall’indagato.
Alla consegna dei "premi" sono arrivati i carabinieri. L’uomo era stato arrestato in flagranza di reato. All’esito del processo direttissimo, l’arresto era stato convalidato ed era stata imposta la misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
In questi giorni la decisione del giudice Nicola Nisticò, su richiesta del Pm Bernardo Albergotti, di condannarlo a 2 anni e 8 mesi. Il "genio della truffa" quindi finisce, per l’ennesima volta, in carcere. Quella perpetrata ai danni del noto locale aretino è solo una delle tante truffe messe a segno in mezza Italia.