
L'incidente mortale
Arezzo, 4 gennaio 2017 - Quei 40 minuti fanno scandalo. I 40 minuti nei quali lunedì mattina chi è passato davanti all’auto di Nadia Fagilani, ancora intrappolata tra le lamiere, non ha lanciato l’allarme. Nessun testimone, nessuna segnalazione, niente di niente. «Non è la prima volta che veniamo avvisati in ritardo rispetto al momento dell’incidente – commenta il capitano della Compagnia dei carabinieri di Bibbiena, Gabriele Fabian – le chiamate al 112 sono gratuite e rinnovo l’invito a segnalarci qualsiasi situazione anomala».
Nadia è rimasta intrappolata per circa 40 minuti tra le lamiere prima di essere ritrovata dal compagno. «Questa storia storia fa molto riflettere – scrive su Facebook Francesco – nella società di oggi si corre soltanto dimenticandoci dell’aiuto reciproco». Più forti le reazioni di altre centinaia di utenti, come Alessia che scrive «E’ vergognoso, con una telefonata le avrebbero potuto salvato la vita»; o come Matteo che unendosi al coro degli altri utenti ha scritto «Ma come si fa? Magari la gente si ferma incuriosita quando vede un incidente e poi non si ferma davanti ad un’auto distrutta».
Il magistrato non ha disposto l’autopsia, non sapremo mai quindi se Nadia è morta sul colpo oppure se ha perso la vita una manciata di minuti dopo l’impatto, e non sapremo se l’intervento tempestivo dei soccorsi avrebbe potuto evitato il peggio. Alcuni testimoni, che quella mattina hanno regolarmente timbrato la loro entrata prima delle 7, hanno confermato di aver visto l’auto accartocciata sul ciglio della strada, con i fari spenti, ma di non aver chiamato i soccorsi pensando che l’incidente risalisse a diverse ore prima.
A Porrena c'è un’intera area industriale, con alcune delle più grandi aziende della vallata: diversi dipendenti a quell’ora percorrono quel tragitto. E’ possibile che nessuno abbia notato l’auto di Nadia?
«In questi casi facciamo di tutto per cercare di risparmiare anche un solo minuto – esclama uno dei soccorritori – e poi dobbiamo fare i conti con queste cose: vorrei che non succedesse più, invito tutti a segnalare, non costa niente». Nonn è ancora chiaro se Nadia sia morta sul colpo o se abbia perso la vita una manciata di minuti dopo, ma sul bilancio dell’incidente pesano quei 40 minuti in cui nessuno si è fermato.
Nadia amava i cavalli e gli animali, viveva a Stia con il compagno, Jacopo, e il suo inseparabile cane, un piccolo beagle al quale era molto affezionata. Le sue colleghe la ricordano come un’ottima collaboratrice: amava il lavoro di squadra. Aveva frequentato l’istituto tecnico commerciale di Poppi per poi abbandonare gli studi e lavorare per un periodo di tempo in un ambulatorio veterinario