Tragedia all'Archivio di Stato di Arezzo: Saviotti e l'analisi della memoria

AREZZO

A cinque anni dalla tragedia all’Archivio di Stato ieri è ripreso il processo per le morti di Piero Bruni e Filippo Bagni, uccisi da una fuoriuscita di gas argon, incolore e inodore, che rese l’atmosfera priva di ossigeno. Conclusa l’audizione dei testi della pubblica accusa, rappresentata in aula dalla pm Laura Taddei, è stato il turno dell’esame degli imputati, undici in tutto. Primi a prendere parola i funzionari della Igea, società romana cui erano affidate le verifiche di sicurezza e i corsi di formazione. Non hanno invece parlato l’allora direttore Claudio Saviotti e la precedente, Antonella D’Agostino.

La memoria che Saviotti presentò al Gup, sosteneva che alcune specifiche responsabilità avrebbero dovuto essere addebitate al Ministero in quanto i dirigenti – sia lui che la sua predecessora – non avevano autonomia di spesa e dovevano sempre rendere conto al Ministero. I consulenti della procura hanno sottolineato quelle che ritengono essere state le carenze dell’impianto che avrebbero causato il dramma. Come la mancanza di una conduttura che portasse il gas di scarico all’esterno e il montaggio errato della "valvola di rottura": una serie di eventi che avrebbe portato alla fuoriuscita dell’argon. L’accusa è quella di omicidio colposo plurimo.