REDAZIONE AREZZO

"Tornare qui è un segnale per il futuro" Zuppi, scossa ai cristiani e alla politica

Il presidente Cei chiede ai primi il coraggio dei giovani di allora, alla seconda di volare più alta. Vescovo: "È solo l’inizio"

"Tornare qui è un segnale per il futuro" Zuppi, scossa ai cristiani e alla politica

"Saraceno si portava le bozze del Codice nascoste sotto la giacca mentre correva in bicicletta per Roma". Nel racconto di Tiziano Torresi, il vecchio economista scomparso ormai da quasi 30 anni diventa un po’ il simbolo dell’entusiasmo di Camaldoli. Una settimana incastrata tra le bombe al quartiere di San Lorenzo e il Gran Consiglio del fascismo che segnò la fine del regime. Una settimana di buio, ma che il luglio del 1943 inondava di sole come la giornata di ieri, negli 80 anni del Codice.

Una settimana che il presidente della Cei Matteo Zuppi si diverte a riportare nei suoi binari. "C’è un elemento mitico da rimuovere: la convinzione che il testo sia stato scritto qui nel luglio 1943". Come? Cosa? ""L’intenzione era questa ma molti relatori importanti non vennero e altri lasciarono Camaldoli prima". E’ presidente della Cei ma resta il prete che da sempre ama smontare la retorica di troppo. Ma Camaldoli e il suo Codice li prende maledettamente, anzi benedettamente, sul serio. Intanto si toglie un sassolino dalla scarpa.

"Uno dei problemi di oggi è il divorzio tra cultura e politica, consumatori negli ultimi decenni del Novecento: il risultato è una politica epidermica, a volte ignorante, del giorno per giorno, con poche visioni, segnata da interessi modesti".

Un j’accuse trasparente che dalla sala del Landino infila il panorama sgargiante del Casentino. Davanti il presidente segue assorto e a tratti quasi divertito, anche se lo dà poco a vedere. Ma è solo l’inizio.

Zuppi chiama in causa anche direttamente i cristiani: per esaltare il coraggio dei giovani di allora. "Paronetto aveva 34 anni, Dossetti trenta, Taviani trentuno Moro 27, Andreotti 24". Fai fatica a pensare giovani i protagonisti della politica che verrà. Ma per Zuppi è uno strumento per svegliare i cristiani, in primis, e non solo. "Oggi la democrazia è infragilita e in ritirata. Ecco un campo cui i cristiani devono applicarsi, interrogandosi su come deve essere la democrazia del XXI secolo, vivere quell’amore politico senza il quale la politica si trasforma o si degenera".

E’ un flusso che scorre per tutto il suo intervento. In un confronto a distanza che punta a risvegliare la voglia di impegnarsi. "Capirono in quel luglio che bisognava prendere posizione: e l’hanno presa". Traccia le differenze tra la politica di allora e quella di oggi, la mancanza di partiti di ispirazione cristiana. "Ma non deve diventare un alibi per non cercare nuovi modi di fare politica".

Punta il dito sulla disaffezione. E torna ai suoi cavalli di battaglia. Come i migranti, "Da anni la Chiesa chiede a tutti i governi che chi fugge da grandi povertà, da pericoli gravi o di morte sia accolto come fratello o sorella". Non dimentica neanche l’accusa di irrilevanza dei cattolici in politica. "L’irrilevanza è non fermarsi accanto all’uomo mezzo morto della parabola del buon Samaritano, L’amore non è mai irrilevante". E lancia la proposta. "Una Camaldoli europea, con protagonisti da tutta Europa per parlare di democrazia". Al suo fianco il Vescovo Andrea Migliavacca coglie la palla al balzo. Lo aveva fatto già presentando la serata e rivolgendosi al Presidente della Repubblica. "La sua presenza ci dà la forza di dare un nuovo impulso all’impegno di cittadinanza attiva, il Codice di Camaldoli ci chiede l’impegno di un nuovo impulso di formazione socio-politica". Gira gira, il disco gira tutto lì.

"Questa è una fornace per il futuro: oggi abbiamo acceso il fuoco". E le temperature esterne sembrano confermarlo. In platea personaggi e volti noti. Come Pierluigi Castagnetti. "Qui sono le mie radici, non potevo non partecipare. Questi luoghi li ho frequentati da credente prima della politica". O come Graziano Delrio, ex ministro con Renzi e Letta.

"Ricordiamo gli intellettuali cattolici che fondarono la Repubblica. E vediamo se il cattolicesimo democratico riuscirà a guidare anche le sfide dei prossimi anni". La prima è la guerra e Zuppi non la dimentica. "La pace non è mai un bene perpetuo, questo dovrebbe spingerci a responsabilità e decisioni". Lui arriva da tre missioni in un mese. Ma la misura la trova in quel luglio del ’43. E la propone quasi come nuova 80 anni dopo

Alberto Pierini