LUCA AMODIO
Cronaca

Tentato omicidio al Monte. Costretto a bere acido dall’amico: la sentenza

Oggi in tribunale verrà decisa la sorte di chi cercò di ucciderlo. L’aggressione a un cittadino pakistano che lavorava in officina. .

Nell’officina arrivarono i soccorsi e i carabinieri

Nell’officina arrivarono i soccorsi e i carabinieri

È il giorno della verità sul giallo di Ferragosto, sul (tentato) delitto dell’autolavaggio. Oggi, nell’aula del tribunale di Arezzo, la giudice per l’udienza preliminare Giulia Soldinsi pronucnerà sulla sorte di chi ha tentato di uccidere un amico e connazionale, costringendolo a bere acido muriatico. Almeno secondo l’accusa. secondo la procura. La sentenza, chiuderà il primo atto giudiziario di una vicenda che si è trascinata per mesi tra indagini, ricoveri, silenzi e minacce. La vittima è Muhammad N., 29 anni, cittadino pakistano. Fino a quel giorno di agosto lavorava in un’officina in via XXV Aprile. Era Ferragosto, un lunedì torrido. Lo trovarono lì, privo di sensi, intossicato da una sostanza corrosiva. All’inizio si parlò di un tragico incidente: "Ha bevuto l’acido per sbaglio", si disse, forse a causa del caldo. Ma ben presto quella versione cominciò a vacillare. Le ferite erano troppo gravi, la dinamica troppo anomala. Quando Muhammad si svegliò dal coma – dopo un mese passato tra la vita e la morte al centro grandi ustionati di Pisa – raccontò un’altra storia: non un errore, ma un’aggressione. Secondo la sua testimonianza, confermata da riscontri investigativi, fu un ex amico – un connazionale con cui aveva in passato progettato di aprire un autolavaggio – a presentarsi in officina, aggredirlo e costringerlo a ingerire l’acido.

Il motivo? Una questione di soldi e rancore. Muhammad aveva prestato 8mila euro al futuro socio, con l’idea di acquistare insieme l’attività. Ma il progetto era naufragato e, di fronte alla richiesta di aumentare l’investimento, Muhammad si era tirato indietro. Da lì, secondo l’accusa, la vendetta. I due si incontrano proprio il 15 agosto. Muhammad è regolarmente al lavoro. L’altro arriva, non doveva essere lì. Dalle testimonianze e dalla ricostruzione della procura di Arezzo, coordinata dal pm Laura Taddei, sarebbe scoppiato un litigio. Poi l’imputato avrebbe colpito Muhammad con un bastone, lo avrebbe afferrato per il collo e, con la forza, gli avrebbe fatto bere acido muriatico.

Quando i soccorsi arrivarono, Muhammad era già in fin di vita. Trasferito d’urgenza all’ospedale San Donato di Arezzo e poi a Pisa, ha subito una lavanda gastrica e una lunga serie di interventi: l’esofago distrutto, ustioni interne devastanti, una degenza durissima. Le sue condizioni hanno richiesto mesi di cure e tuttora le conseguenze fisiche e psicologiche sono gravissime.