
Stragi naziste e risarcimenti . Lo storico avvocato dei familiari:: "Così l’Italia ci nega giustizia"
"Così l’Italia nega la giustizia ai suoi cittadini che hanno vinto un processo fino alla Cassazione". È secco il commento di Roberto Alboni, storico avvocato dei familiari delle vittime della strage di Civitella, una delle più gravi della Seconda guerra mondiale e che vedrà l’omaggio del presidente della Repubblica il prossimo 25 Aprile.
Alboni è stato il primo, a chiedere il risarcimento per una delle grandi stragi del 1944, nel 2007 aveva anche chiamato in causa la Germania come responsabile civile, e dunque come chi avrebbe dovuto pagare i risarcimenti alle vittime, nel processo davanti al tribunale militare della Spezia per il terribile massacro di Civitella, 207 vittime il 29 giugno 1944, il più feroce fra gli eccidi consumati dall’esercito tedesco in ritirata.
"Non è una questione di soldi: è una questione di giustizia. Da circa 18 anni porto avanti questa battaglia di civiltà anche per mia madre che è nata orfana di mio nonno Metello Celestini: mia nonna è rimasta vedova quando era incinta – spiega Alboni – una ferita che non si può rimarginare con un risarcimento ma con un segno di giustizia e attenzione. Sembra un paradossi ma solo la Germania adesso può risolvere la questione".
Il Paese teutonico ha sempre mostrato la sua ostilità ai risarcimenti ma per una volta potrebbe essere al fianco dei parenti delle vittime: "Volendo evitare una nuova ondata di ricorsi potrebbe chiedere all’Italia di onorare l’impegno preso con le vittime grazie allo stanziamento di risorse tramite il Pnrr che adesso prima l’Avvocatura di Stato e poi il governo con il no alla proroga dei termini, stanno cercando di affossare".
Lo spiraglio si era aperto con l’istituzione di un fondo per le vittime dei massacri tedeschi creato in un codicillo del decreto sul Pnrr che prevede lo stanziamento di una cinquantina di milioni per risarcire chi nelle stragi ha perso tutto, familiari e il resto.
Le famiglie sono (sarebbero?) forti anche della sentenza della Corte di giustizia internazionale dell’Aia del 2012: ribadì il principio dell’immunità degli stati sovrani, pure dalle azioni dei loro soldati, anche se quella norma è stata poi dichiarata incostituzionale dalla Consulta e contraddetta da varie sentenze dei tribunali civili, che hanno continuato a condannare la Germania al pagamento dei danni, ultimo verdetto (per Marzabotto) a Bologna qualche mese fa.