
Piero Iacomoni
Arezzo, 15 aprile 2020 - «Ce la faremo davvero, ho fiducia. Da questa situazione non ne usciremo più poveri, cambieremo e sapremo adattarci». Piero Iacomoni parla al cellulare e intanto trasporta secchi per annaffiare i nuovi alberi piantati vicino a casa, nelle settimane del tempo sospeso da coronavirus. Lì vive la sua comunità in isolamento, sette persone, la tribù del patron di Monnalisa: la moglie Barbara Bertocci e la figlia Diletta (le due creative del marchio aretino) con il marito e i tre nipoti. Per l’imprenditore che veste le bambine e i bambini più trendy del pianeta è tempo di dedicarsi ai lavori di una volta.
E l’istrionico Piero di fronte al richiamo della terra non si tira indietro. «Ogni giorno ne faccio una: taglio l’erba con il trattorino, poto le piante e ho messo su un po’ di oche e galline che mi stanno facendo le prime uova. Il primo obiettivo è non annoiarmi mai. Ma c’è anche tanto tempo per pensare a cosa succederà. Lo ripeto, sono ottimista: ci sarà una ripresa che ci dovrà trovare pronti, in tutti i sensi.
Non dico che si ripartirà allo stesso modo, dobbiamo mettere in conto un periodo difficile, ma abbiamo una cultura e una fantasia che metteremo ancora a profitto. Ci sapremo adattare alla situazione del dopo-virus intercettando i nuovi bisogni della clientela e del mercato. Il cambiamento è fondamentale: in oltre mezzo secolo di carriera imprenditoriale ho saputo modificare più volte obiettivi e mezzi per raggiungerli. Non mi arrenderò proprio adesso».
Nel nido familiare di Ponte alla Nave, proprio alle spalle delle statue dedicate alla Sputaci e all’Omino d’oro, le giornate in famiglia dedicate all’agricoltura non cancellano il momento imprenditoriale tutt’altro che roseo. Dal 9 novembre undici negozi Monnalisa in Cina sono chiusi o aperti a scartamento ridotto, così come quelli in altre parti del mondo: «Non ci si fa nemmeno l’acqua per lavarsi il muso» sintetizza con efficace autoironia Iacomoni.
Dei 350 dipendenti di Monnalisa in Cina ce ne sono 87, un quarto della forza lavoro totale. Nel frattempo, negli stabilimenti aretini, bloccati dai decreti governativi, si producono mascherine chirurgiche, già quindicimila finora: «Era giusto “scendere in campo” e unire le forze, per supportare coloro che in questi giorni nella nostra città stanno lavorando per il bene di tutti. E quando ripartiremo a pieno regime con i negozi daremo una mascherina in regalo con ogni capo di abbigliamento».
Vivere tra quattro mura, seppur di gran pregio, è una tortura per chi era abituato a girare il mondo per promuovere il brand Monnalisa: «Oltre ai lavori di casa ho già letto sei libri. Il più bello? “Quando si ama non scende mai la notte” di Guillaume Musso. Lo sto leggendo la seconda volta, a dire il vero.
Racconta la storia di una bambina scomparsa e di una coppia che si perde e si ritrova alla sua ricerca: spiega che l’amore è il sentimento che può tutto, vince contro il dolore, la nostalgia, la rabbia e la morte. Bello che mi sia capitato di leggerlo proprio in questo periodo in cui c’è bisogno di amare intensamente la vita»