REDAZIONE AREZZO

"Sono mega progetti che hanno un impatto devastante sui territori"

Il Comitato Appennino Sostenibile si oppone ai progetti di 60 pale eoliche industriali in una zona a rischio idrogeologico e ricca di fauna migratoria tra Toscana ed Emilia Romagna. I motivi del no sono l'impatto visivo, l'instabilità del terreno e il pericolo per la fauna. Si suggerisce di considerare zone già degradate o industriali per l'installazione di impianti rinnovabili come il fotovoltaico.

Non sono contro le rinnovabili ma contro i progetti da 60 pale eoliche industriali da posizionare tra Toscana ed Emilia Romagna in un territorio a rischio idrogeologico e ricco di fauna migratoria. Comitato Appennino Sostenibile, rappresentato da Alessia Battistoni, a che punto è il progetto pale eoliche? "Al momento i progetti presentati nella zona della Valtiberina che impattano nella Valmarecchia e valle del Foglia sono arrivati a 10. Si tratta di progetti di impianti eolici industriali: 60 pale di un’altezza che va da 180 a 200 metri. Alcuni progetti sono di competenza regionale e altri sono di competenza ministeriale, dipende dal quantitativo di megawatt che andranno a produrre. Al momento il progetto più avanti nella fase decisionale è quello dell’impianto Badia del Vento che è posizionato nel comune di Badia Tedalda al confine con l’Emilia Romagna, questo impianto è dislocato sul monte Loggio sul crinale che affaccia sulla Valmarecchia. Qui siamo arrivati alla seconda conferenza dei servizi. Tutta la regione Emilia Romagna compresa la provincia e i comuni confinanti è contraria a questo tipo di progetto così come la Soprintendenza toscana che ha dato parere negativo". Quali i motivi del no? "Intanto l’impatto visivo paesaggistico, ma anche perché tutte queste pale sono posizionate in zone fragili dal punto di vista idrogeologico soprattutto la parte di Castelvelci a maggio scorso interessata da numerose frane nel corso dell’alluvione dell’Emilia Romagna. Pale di questa entità, dimensione e peso andrebbero a impattare molto il territorio". E poi? "Sono così tante pale che anche dal punto di vista della avifauna si verrebbe a creare una barriera che potrebbe mettere in grave pericolo molte specie e compromettere le migrazioni perché su quel crinale c’è un gran passaggio di uccelli. Sempre qui è stata documentata anche recentemente la presenza di coppie nidificanti di aquila reale. Non solo, tutti questi impianti si trovano a meno di 3 km dai beni tutelati dalla Soprintendenza".

Nonostante il no alle pale eoliche in Valtiberina questo non è un no alle rinnovabili? "Semplicemente queste non sono zone idonee a mettere questi tipi di impianti. Potrebbero essere invece prese in considerazione zone già degradate, magari zone industriali. Non esiste solo l’eolico, ma anche il fotovoltaico: si potrebbero ricoprire capannoni industriali e aziende agricole di pannelli, quello che cerchiamo di far capire è l’importanza di individuare zone adatte alle rinnovabili".

Angela Baldi