Banda dei "trapianti auto": macchine rubate e fatte a pezzi per vendere pezzi di ricambio

Tutti mezzi di lusso, al centro un capannone dismesso di Bibbiena. In Casentino Forestali in azione assieme alla polizia locale aretina

I carabinieri forestali in azione

I carabinieri forestali in azione

Arezzo, 20 dicembre 2018 - Navigatori, airbag, specchietti, cambio automatico: di tutto e di più si smontava in quel capannone dove le auto di lusso entravano con ogni attributo per uscirne più tardi a pezzettini. I cannibali dell’auto, li aveva di recente battezzati un’inchiesta del nostro giornale occupandosi di un fenomeno in clamorosa ascesa nel nostro Paese.

Ebbene un’organizzatissima banda di «cannibali» era presente anche nella provincia profonda, attiva in un capannone dismesso a Bibbiena, nel cuore di quella vallata famosa invece per le sue bellezze e il misticismo che da sempre la pervade. Cinque romeni sono stati denunciati per riciclaggio e ricettazione nell’ambito di un’inchiesta coordinata dal pubblico ministero Angela Masielle e condotta dai carabinieri forestali.

In una trentina, ieri mattina all’alba, hanno effettuato perquisizioni in serie, coadiuvati da agenti della polizia locale di Arezzo, autentici professionisti in questo campo. Auto di lusso, dunque. Bmw, Audi, Mercedes senza trascurare le altre marche che producono veicoli di alta gamma. Berline, familiari e Suv letteralmente scarnificati: le gomme accatastate vicino alle pareti, pezzi di carrozzeria sul pavimento, accessori estratti dalla loro sede naturale e pronti a essere impacchettati per chissà quale destinazione.

Cinquanta macchine hanno trovato i forestali in un capannone industriale dismesso di 1500 metri quadrati: valore approssimativo due milioni di euro. Tutte auto di provenienza illecita, frutto di furti ma anche di altri delitti; arrivate in prevalenza dall’estero ma pure dalle aree metropolitane italiane. Il meccanismo era semplice, attuato attraverso documenti che attestavano fittizie esportazioni di auto all’estero. E invece di varcare la frontiera, le auto trovavano precario alloggio nello stabilimento dove avveniva lo smontaggio scientifico.

A capo della gang, uno dei cinque romeni indagati, ma l’inchiesta continua per rispondere ad alcune domande. In particolare: dove finivano i pezzi di icambio? Gli acquirenti finali erano consapevoli o meno della loro provenienza illecita? Si chiedevano perché un navigatore che nell’auto nuova costa un occhio della testa, veniva venduto a prezzi stracciati? In ogni caso le indagini dei carabinieri forestali sono andate a toccare uno dei business più fiorenti degli ultimi periodi, un mercato clandestino calcolato in miliardi.

L’Italia è punto nevralgico, hub di smistamento in Europa per gli affari illeciti di organizzazioni internazionali gestite da clan stranieri: romeni, come nel caso aretino, ma pure albanesi, bulgari, moldavi. Non sono ovviamente esenti gli italiani, vuoi per la conoscenza del territorio, vuoi per la disponibilità dei luoghi dove smontare le auto e stoccare per la spedizione i pezzi di ricambio.