FEDERICO D’ASCOLI
Cronaca

Smette di giocare tra i pro e diventa vigile

Ivano Feola ha vinto il concorso dopo quasi 200 presenze in serie C tra i pali: "Ho fatto una scelta di vita, non la rimpiango"

di Federico D’Ascoli

Il suono del fischietto ad Arezzo, fino a un paio di mesi fa, non portava bei ricordi a Ivano Feola. Allo stadio Comunale ha giocato due volte, raccogliendo ben cinque volte il pallone dentro la rete, dopo il trillo dell’arbitro. Ora il fischietto è diventato il suo strumento di lavoro, visto che i guanti da portiere sono definitivamente appesi al chiodo, senza troppi rimpianti.

Feola ha vinto l’ultimo concorso indetto dal Comune per 15 posti da vigile urbano e dal 1° settembre è in servizio. Alle spalle, con 29 anni ancora da compiere, ha una carriera tutt’altro che disprezzabile in serie C: quasi 200 presenze con Chieti, Pro Patria, Reggiana, Tuttocuoio e Pistoiese. L’ultimo campionato in serie D alla Nocerina nella stagione scorsa, poi complice il lockdown la scelta di cambiare radicalmente ambiente e professione. In un città che finora aveva conosciuto solo difendendo la porta di Tuttocuoio e Pistoiese tra 2016 e 2017: "Normale che aver preso cinque reti qui non mi esalti – sorride Feola – ma ho sempre pensato che questa è una città che merita molto di più, non solo a livello sportivo. Da quando ho iniziato a conoscerla meglio la sensazione è diventata certezza".

Feola, ci spiega perché ha lasciato il calcio così giovane?

"Non c’era più la passione dei primi anni. In più ci si è messa qualche delusione di troppo sul lato dei rapporti umani, nel calcio la parola data a volte non vale nulla. Le regole sul minutaggio, poi, stanno stravolgendo tutto: si privilegiano i giovani perché portano contributi e così per chi ha la mia età trovare spazio, soprattutto in porta, è sempre più difficile. Non ho rimpianti: il calcio giocato non mi manca, davvero".

Guadagnerà molto meno che a fare il giocatore, però...

"Questo è vero ma ho la fortuna di venire da una famiglia che mi ha insegnato che i soldi non sono tutto. Fare il vigile urbano non lo considero un ripiego, già mia sorella fa la vigile in Campania, la mia terra d’origine, lei mi ha fatto comprendere l’importanza di questa professione che sto già iniziando ad apprezzare. Non ci ho pensato due volte e mi sono messo a studiare sodo per vincere il concorso".

Cosa porterà dell’esperienza calcistica nella nuova vita da vigile urbano?

"Porterò soprattutto il senso e il valore dello spogliatoio: quel fare gruppo che serve in qualsiasi attività della vita. Sono arrivato da poco ma mi sono inserito subito bene con i colleghi. Il comandante Poponcini mi ha subito raccontato di aver giocato anche nell’Arezzo e di essere un grande appassionato di calcio. Ringrazio lui e i colleghi per l’accoglienza, sono entrato in uno splendido spogliatoio".

Ma è proprio sicuro di aver chiuso definitivamente con il calcio?

"Entro fine anno dovrei prendere la laurea magistrale in scienze motorie, mi piacerebbe in futuro ritagliarmi uno spazio per allenare nel settore giovanile".

Sia sincero: non è che per caso l’Arezzo calcio l’ha contattata? Con i portieri quest’anno è un tormento.

"Nessun contatto. E come le ho già detto, adesso penso solo a fare il vigile".