
di Federico D’Ascoli
C’è una speranza che arriva da Pistoia per le due mamme di Anghiari che chiedono il riconoscimento congiunto nell’atto di nascita dei due gemelli nati grazie alla fecondazione assistita in Spagna.
Per una situazione molto simile il tribunale pistoiese ha infatti stabilito che è legittimo che due donne unite civilmente siano registrate entrambe come mamme nell’atto di nascita di una figlia, avuta tramite procreazione assistita. I giudici hanno infatti respinto come inammissibile un ricorso promosso dalla procura pistoiese contro l’atto di nascita emesso da un Comune della provincia dove risiedono le due mamme. L’atto di nascita e anche il registro di stato civile del Comune indicano dal 2018 il riconoscimento della figlia anche da parte della mamma non biologica. Il decreto del tribunale, che conferma la validità dell’atto del Comune, è una momentanea vittoria per le due donne, che da anni lottano per il diritto a essere genitori, perché la procura di Pistoia ha fatto ricorso in appello contro il decreto del tribunale. Sul caso si dovrà pronunciare la Corte d’appello di Firenze la cui prima udienza è in programma domani.
Una storia molto simile a quelle delle due mamme di Anghiari che si sono prima unite civilmente e poi hanno condiviso il percorso della fecondazione assistita in Spagna: l’ovulo fecondato è di una delle due mentre l’altra ha partorito i due gemelli dopo che le è stato impiantato nell’utero. Per questo, dopo aver tentato invano la strada del riconoscimento al tribunale di Arezzo, le due anghiaresi si sono rivolte, tramite l’avvocato Ramona Borri, al tribunale dei minori di Firenze valutando che ci sono le condizioni per chiedere un’adozione speciale che vada a tutelare in prima battuta l’interesse dei due bambini che hanno pochi mesi di vita. Deve essere ancora fissata la prima udienza.
"La decisione del tribunale di Pistoia mi rasserena – afferma l’avvocato Borri – perché è la dimostrazione dei progressi che si stanno verificando in materia nelle aule giudiziarie. Ma possiamo considerarla una “mosca bianca” dei decreti, una delle tante conseguenze del vuoto normativo che anche noi abbiamo segnalato".
Un panorama ancora troppo incerto, quello che riguarda questo tipo di maternità: "Allo stato dell’arte ogni tribunale decide in base al proprio “senso di Giustizia” e forse, nel caso di Pistoia, grazie a numerose decisioni positive che si rinvengono a livello internazionale: la Corte europea dei diritti dell’uomo è ben più aperta dei singoli Stati – continua la legale delle due mamme – il coraggio del tribunale di Pistoia è apprezzabile se si pensa che, ancorché non ammesso nel nostro Paese il ricorso alla procreazione assistita per le coppie omosessuali, si dovrebbe comunque avere, spogliandosi di qualsivoglia pregiudizio morale e giuridico, l’intelligenza e la “premura” giuridica di garantire a coloro che comunque nascono in seguito e grazie a questi percorsi, soggetti fragili e in ogni caso senza colpa (se di colpa si vuol parlare), uno status giuridico anziché considerarli “ignavi”, come accade in assenza di qualsivoglia normativa.
Ciò perché comunque, detto con assoluta imparzialità e in via logico-pratica, ci troviamo a “subire” le conseguenze di ciò che negli altri paesi è permesso nel presupposto della diversità di retaggio culturale".
Il problema è la politica che dovrebbe legiferare e non lo fa: "Ahimè spetta solo al legislatore, già ammonito in tal senso dalla Corte Costituzionale, provvedere sul punto – conclude l’avvocato Borri – ma è ancora immobile a distanza di quasi due anni dalla sentenza 33 della Consulta pubblicata nel marzo 2021...".