
di Alberto Pierini
AREZZO
I presidi no vax, sempre che ce ne siano ancora dalle nostre parti, potranno da domani tornare al loro lavoro. I professori no, o non del tutto. Perché il decreto riapre le porte delle scuole a quanti erano sospesi non avendo voluto saperne di vaccinarsi. Ma non potranno incontrare gli studenti. Anzi, non dovranno neanche incrociarli. Al lavoro ma lontani. Un "dado di Rubik", affidato alle sapienti mani dei presidi, ormai forgiati a qualunque prova.
I numeri non sono vertiginosi: in media in ogni istituto superiore i casi di sospensione si contano sulle dita di una mano, massimo due. Ma poi è una condizione che si estende non solo alle cattedra ma anche ai bidelli, ai segretari. Per tutti una regola resta blindata: senza Green pass non si entra. Ma stavolta basterà quello base, frutto dei tamponi, come già accadeva prima della stretta del Governo sulla vaccinazione.
E una volta entrati? "Li metterò in archivio, a sistemare i materiali dai quali ogni scuola è travolta" risponde dal Liceo Scientifico la preside Monica Cicalini. Archivio cartaceo ma anche quello informatico.
Un’ipotesi che non esclude all’Itis neanche il suo collega Alessandro Artini: che prova però ad andare oltre. "Ad esempio potrebbero essere inseriti nella formazione a distanza o nei corsi di recupero via Dad". Ma anche lui non sa se sia possibile. "La Dad è esclusa da un altro decreto, il rischio è che insieme blocchino tutto". Altre vie? Aggiornamento per i colleghi, progettazione, mappe concettuali interne alla scuola per venire incontro agli alunni disabili. Con un altro dubbio. "Ci sono passaggi che parificano questa situazione al personale cosiddetto inidoneo: e in quel caso di ore dovrebbero farne 36".
Sullo sfondo c’è il problema più pratico di tutti: dove accoglierli? In molti pescano dal cilindro l’ipotesi della sala insegnanti, l’unica nella quale gli studenti non bazzicano. Ma poi ci sono archivi, biblioteche, laboratori. Ma ci sono? "Venite a vedere la mia scuola – risponde ironico dal Colonna Maurizio Gatteschi – e ditemi cosa non ho sfruttato: dai corridoi all’ultimo sgabuzzino. Ma qualcosa ci inventeremo". Intanto lui e gli altri hanno chiesto lumi all’ufficio scolastico regionale, chi personalmente chi attraverso l’associazione nazionale presidi.
Lumi urgenti: dal primo aprile (data quasi simbolica) si parte. "Abbiamo pensato di orientarli inizialmente su quelli che una volta erano i percorsi scuola lavoro" spiega dal Fossombroni Stefano Cammerieri. Ora si chiamano, in un trionfo di semplicità, "percorsi per le competenze trasversali ed orientamento". Naturalmente sintetizzati in un "agile" acronimo come PCTO. I prof di ritorno non dovranno sbrogliare i misteri del linguaggio ma quelli della burocrazia dietro l’avvio di queste soluzioni didattiche. Sulla stessa linea dal Margaritone anche il preside Roberto Santi. "Ma ci saranno spazi per la programmazione dei corsi e per elaborare nuovi sviluppi" ipotizza, anche lui aspettando che arrivino indicazioni più chiare di quelle che decreti e circolari riservano.
In attesa dall’Artistico Luciano Tagliaferri. "Ma come fai a mettere a disposizione l’archivio o la biblioteca? Sono spazi molto sfruttati dagli studenti". Mentre le cattedre restano vuote: e così il rientro dei prof sospesi coinciderà con l’ennesima convocazione dei supplenti, che da mesi procedono a contratti brevi, anche una settimana alla volta.
E spesso non pagati se non dopo mesi: le risorse per i posti Covid calano, le supplenze crescono, chi dovrebbe insegnare va in archivio e chi insegna lo fa gratis. Benvenuti al mondo rovesciato del dopo pandemia.