
Scritte contro la prof Condannato il padre che riempì di offese i muri della città
Condannato a 45 giorni di carcere per le scritte oscene contro la professoressa di matematica che aveva bocciato il figlio agli esami di riparazione.
Si è concluso ieri il processo contro il padre aretino di 57 anni, difeso dall’avvocato Mauro Messeri, che aveva riempito i muri della città, circa sessanta, con insulti osceni scritti con un pennarello indelebile. Oltre alla condanna i giudice Antonio Dami ha previsto anche 500 euro di multa per diffamazione aggravata e imbrattamento e una provvisionale di 5 mila euro in vista del risarcimento del danno.
Secondo quanto ricostruito in aula nelle precedenti udienze con l’aiuto di alcuni testimoni, in un liceo cittadino, alla fine dell’anno scolastico 2018-19 il figlio fu rimandato a settembre in tre materie.
Agli esami di riparazione, però, il ragazzo venne respinto. Poi, qualche tempo dopo, tra novembre e dicembre, per le strade di Arezzo, iniziano ad apparire scritte molto offensive nei riguardi di una professoressa, la quale, data l’ampia diffusione delle scritte, fece denuncia contro ignoti. Parole pesanti che per una volta non sono rimaste anonime: al termine di una breve indagine, la polizia è risalita al babbo cui la rabbia della bocciatura aveva fatto perdere la testa e lo ha fatto finire a processo.
Tutto risale al 2019, in uno dei grandi licei cittadini, che per lo studente si era concluso in giugno con tre materie da riparare, tra cui quelle insegnate dalla professoressa. Di solito è una formalità, specie nella scuola di oggi in cui le percentuali di promozione, compresi gli esami di settembre, sfiorano il cento per cento. Sia il fatto che tre materie sono comunque tante, sia la scorsa voglia con cui si prepara, ma il figlio di papà non ce l’ha fatta. E il genitore, lungi dal rimproverare lui, se la prende di brutto con l’insegnante, accusandola in una lite furibonda di essere lei all’origine dei guai del pargolo, urlandole "te la faccio pagare".
Passa qualche giorno e i muri dei palazzi aretini si riempiono di scritte in cui la prof appare con tanto di cognome, accompagnato da epiteti irripetibili. Il padre avrebbe ammesso tutto, consegnando anche il pennarello incriminato.
"Sì, quelle scritte le ho fatte io" aveva ammesso l’uomo di 57 anni in una delle udienze, rispondendo alla domanda del pubblico ministero Bernardo Albergotti. Aggiungendo che il figlio aveva "preso subito 10 in matematica" nel nuovo istituto frequentato, l’Itis. Da quel paradossale e repentinocambio di valutazione tra il liceo e l’istituto tecnico sarebbe nata la rabbia che ha armato di pennarello la mano del genitore. Che ora si dice pronto a fare aoppello per far valere le sue ragioni.
f.d’a.