CLAUDIO SANTORI
Cronaca

Sciagattare: e il vocabolario si fa memoria

Le radici delle parole diventano lo specchio di una comunità: Alberto Nocentini dalla conferenza all’Accademia al nuovo libro

di Claudio Santori

Chi ha ascoltato la bellissima conferenza che il Professor Alberto Nocentini ha tenuto on line nei giorni scorsi per l’ Accademia Petrarca sull’etimologia di “sciagattare” è rimasto piacevolmente sorpreso apprendendo quanto di esotico si annidi in un verbo talmente nostrano da essere guardato con la puzza al naso dai borghesi della città bassa, e invece arriva a Colcitrone da molto lontano!

Da non confondere infatti con “sciaguattare” (che è della lingua e vuol dire “sciacquare o sguazzare in una pozzanghera) “sciagattare” (maltrattare, sciupare, malmenare cose o persone) è connesso con il verbo ebraico “shakat” che indica il modo rituale di sgozzare l’animale, tanto è vero che a Monte San Savino, paese di grande tradizione ebraica, il verbo assume il significato specifico di “ammazzare il maiale”.

La ricerca dell’etimologia di una parola è una delle curiosità insopprimibili e con il progredire della linguistica comparata è divenuta ricerca scientifica, una branca alla quale il Professor Nocentini ha dedicato una grandissima parte della sua attività di linguista.

Un’attività culminata nel Vocabolario Etimologico della lingua italiana, pubblicato nel 2010 e oggi vicino ad una nuova edizione.

Ora è giunto in libreria un aureo libretto (Etimologi si nasce e io, modestamente, lo nacqui, Le Monnier, Euro 12) che in poco più di cento pagine illustra per l’appunto cento delle 17.000 parole del vocabolario, con un linguaggio che rifugge, per quanto è possibile, da tecnicismi professionali (ne fa fede lo spirito decisamente antiaccademico del titolo!) e trasporta in medias res il lettore nel magico mondo delle origini e delle parentele fra le parole.

Il libro è, dunque, molto di meno di un vocabolario, ma al tempo stesso molto di più perché la ridda delle parole è costellata di riferimenti storico-geografici, letterari e antropologici che dissimulano il rigore scientifico e mantengono gradevolmente acceso l’interesse del lettore.

Si parla così di filologia e linguistica; delle “lingue segrete” di camorra e ndrangheta; di come balene, draghi e fulmini siano legati alla meteorologia; di sacro e profano nell’interpretazione del Vangelo rivisto dal popolo (con ulteriori osservazioni su una delle “scoperte” più clamorose del Nocentini: la invano contestata connessione di maf(f)ia con l’apostolo Matteo); di funghi porcini; di omonimie e parentele linguistiche (sventando alcune false etimologie). ”L’etimologia - conclude Nocentini - è verità storica: è il dispiegamento della storia che ciascuna parola porta dentro di sé”. Una sorta di fiume che raccoglie l’esperienza personale e insieme quella di una comunità. E diventa lo specchio nel quale tutti possiamo rifletterci. E che nelle pagine di Nocentini si arricchisce di curiosità e nozioni che fanno parte della nostra memoria e che troppo spesso rischiamo di dimenticare.