MASSIMO PUCCI
Cronaca

Schianto dell'ultraleggero, oggi la perizia della Procura

Sono ancora aperte le indagini sulla morte di Enzo Acanti, il 73enne di Pian di Scò che precipitò a Montecchio Vesponi

I rottami dell'ultraleggero precipitato

CASTIGLION FIORENTINO, 24 aprile 2020 - Si conosceranno oggi i dettagli della consulenza tecnica che ha il compito di fare chiarezza sull'incidente dell'ultraleggero di Montecchio Vesponi. Dopo 13 mesi dal tragico episodio in cui morì Enzo Acanti è arrivata la notifica all'unico indagato, Antonello Budini Gattai. Il titolare dell'aviosuperficie Sant'Apollonia di Castiglion Fiorentino quella domenica si trovava al verricello per far decollare Acanti e che ci sia un fascicolo a suo carico, è un atto dovuto da parte della magistratura.

Ai tempi del Coronavirus non c'è tempo per le pec, la procura di Arezzo ha inviato tramite posta una raccomandata a/r a casa di Budini Gattai che ha però trovato solo l'invito a ritirare il contenuto alle poste. Ieri mattina infatti si è recato all'ufficio per ritirare il documento, ma non si trattava della perizia, bensì dell'avviso della disponibilità, il plico va ritirato ad Arezzo. Budini Gattai stamani andrà alla segreteria del Tribunale per prendere le carte e poi leggerle insieme al suo avvocato Lorenzo Zilletti del foro di Firenze. Tutto questo sempre che i termini lo consentano, perché l'atto è stato inviato il 9 aprile e sarebbe disponibile solo per cinque giorni, da comprendere se servirà presentare un'apposita istanza.

Nel lungo iter delle indagini, condotte dalla pm Angela Masiello si è arrivati dopo la ricusazione del primo perito, il magistrato infatti ravvisò che quel tecnico conosceva il 73enne di Pian di Scò, vittima del tragico incidente.

Tornando ai fatti, tutto capitò domenica 17 marzo dello scorso anno nella pista di decollo che si trova ai piedi del castello di Montecchio Vesponi. Acanti salì sul suo ultraleggero e Budini Gattai eseguì la manovra al verricello fino a sganciare il cavo quando il velivolo era ormai decollato. Una volta giunto ad un'altitudine di circa 20 metri, Acanti si trovò «vento in coda», una condizione che non gli permetteva di prendere ulteriore quota. A quel punto avrebbe dovuto atterrare, invece tentò un dietrofront con una virata a destra, ma l'ultraleggero andò in vite schiantandosi al suolo. Questa la ricostruzione dei fatti di Budini Gattai che era l'unico presente in quel momento, tuttavia il primo passo sarà per l'appunto la perizia da leggere stamani, sempre che il virus e le sue contromisure, lo consentano.