Sbrogliata la movida: niente asporto, servizio ai tavoli, orari anche più lunghi

A San Francesco lo stop alla somministrazione in piedi frena la calca. I Costanti riallungano la chiusura oltre le 24. «Un buon sabato: siamo al 60% dei vecchi incassi»

Movida a San Francesco

Movida a San Francesco

Arezzo, 1 giugno 2020 - Mezzanotte è passata ormai da un quarto d’ora ma la carrozza non si è ancora trasformata in zucca. Pietro Brocchi, il titolare dei Costanti, si arma di prodotti igienizzanti e pulisce di persona uno dei tavoli per far posto ad una coppia appena arrivata. Solo 24 ore prima era stato costretto a chiudere anzitempo, sotto il pressing dei controlli e con la polizia impegnata a invitare i clienti a rialzarsi. Dopo 24 ore sembra cambiato il mondo.

San Francesco è sempre San Francesco e la calamita della movida rimane irresistibile. Ma forse in quella che era un’area, e una piazza, intasata, ci scappa il dribbling vincente. Frutto di una sinergia tra i gestori, il Comune, la polizia municipale guidata fino a oltre mezzanotte dal comandante Aldo Poponcini, dalle altre forze di polizia, perfino dalla Confcommercio sul pezzo fino alle ore piccole.

Tutti aspettano con ansia o con curiosità la diga delle 23: che finora aveva aperto larghe brecce trasformando la piazza in una calca vecchia movida. E invece stavolta tiene. Crescono le presenze sugli scalini del sagrato,cresce l’animazione nella fascia centrale, quella più critica,ma senza che questo comporti «corpo a corpo» o complesse separazioni.

La chiave? Servizio rigorosamente ai tavoli. Il sindaco lo aveva raccomandato nella sua diretta del sabato ma i gestori si muovono in autonomia e avevano già iniziato a farlo venerdì per poi decidere di muoversi solo su questa linea sabato. Non è una linea facile. «E’ chiaro – ci spiega Matteo Pucci, il titolare del Sottopiazza – che sei costretto a mandare via tanta gente e questo non fa piacere». Ma non se ne pente.

«Lo diciamo dall’inizio, per primi teniamo alla salute pubblica». Tanto che sia lui che il collega di «Terre di Piero» mantengono l’autoregolamentazione a mezzanotte, anzi anticipano alle 23.30 lo stop alla somministrazione. I Costanti dall’inizio battono un’altra strada. «Se diluisci e allunghi i tempi contribuisci ad allentare la calca» spiega Pietro Brocchi. Ed è quello che fa: non fino in fondo. Chiude all’una.

«Ma è una scelta autonoma fata con il mio personale». Di fatto la linea paga. In termini di sicurezza, in attesa del definitivo via libera, e in termini di cassa. «E’ un sabato nel quale abbiamo toccato quasi il 60% degli affari precedenti all’epidemia. Ed è un segnale del quale ci accontentiamo, vista la situazione». Un risultato al quale contribuisce la stesa dei tavoli, che ormai trasforma la piazza al di là della sua tradizione.

Certo non può essere un punto di arrivo. Così come stanno le cose anche gli altri locali hanno il diritto e forse bene farebbero ove chiaramente lo vogliano, a tornare ai loro tempi di apertura senza paura di essere chiusi sul più bello: un diritto scritto nell’ordinanza che fissa la sveglia alle 2 e che si sono anche guadagnati con la collaborazione di queste prime settimane.

Migliora per una sera anche il quadro di via Cavour, intorno al gettonatissimo «Dandy», sia pur sempre controllato da presso per i numeri che riesce a scatenare. Nel resto del centro le presenze si moltiplicano fino a tardi, già parecchi si erano presi gli spazi fissati dagli orari ufficiali. Mentre San Francesco aspetta il ritorno della Fiera. «E’ al Prato, non so quale potrà essere la ricaduta ma saremo pronti» commenta Brocchi. Che guarda al di là del bicchiere.

«Nell’interesse non solo nostro ma della città spero riaprano presto ance gli affreschi di Piero: non puoi troppo a lungo andare a Roma senza avere la possibilità di visitare il Colosseo». Già basterebbe lasciare aperto il portone centrale e farli vedere illuminati da lontano. Si sa, in tempi di Covid ci si accontenta di poco.