di Sonia Fardelli
AREZZO
Fissate le date dei festeggiamenti del quartiere di Porta Sant’Andrea per la conquista della lancia d’oro dedicata agli ottocento anni dalle Stimmate di san Francesco. Sabato 21 settembre ci sarà un altro Cenino della Vittoria in piazza San Giusto. Sabato 28 settembre visita al Santuario della Verna con sfilata in costume e la lancia d’oro portata proprio nel luogo dove san Francesco ha ricevuto le Stimmate. Venerdì 4 ottobre, appunto per San Francesco, il Te Deum di ringraziamento. Gran finale sabato 12 ottobre con la Cena della vittoria al Centro Affari e Convegni alla quale parteciperanno un migliaio di persone. Lunghi festeggiamenti ai quali prenderà parte dal primo all’ultimo evento anche l’allenatore Martino Gianni, che dopo tanti anni passati in gialloblù a Porta Santo Spirito è tornato al suo quartiere. E come lui stesso ha ribadito in questi ultimi giorni "vincere a Sant’Andrea è un’altra cosa".
Ma perché vincere a Sant’Andrea è diverso?
"Perché nel quartiere di Porta Sant’Andrea ci sono nato e cresciuto - dice Martino Gianni - Ho sempre vissuto vicino allo stadio comunale in via Umberto Boccioni. E a portarmi al quartiere sono stati proprio gli amici più grandi del bar. Ho iniziato a frequentare la sede di via delle Gagliarde che ero poco più che un ragazzo. Sono diventato quartierista e poi giostratore. Ecco perché vincere a Sant’Andrea è diverso".
E’ più bello vincere da giostratore o da allenatore?
"Sono due cose totalmente diverse. Quando gareggiavo nella Giostra c’era molta meno tensione ed era molto facile da gestire. Adesso è aumentata la professionalità, ma anche la tensione. E come allenatore devi anche saper gestire la tensione e lo stress dei giostratori. E’ un ruolo molto più faticoso e impegnativo. E’ comunque bello vincere sia da giostratore che da allenatore".
Che significato ha avuto la vittoria del primo settembre per il quartiere di Porta Sant’Andrea?
"Ha avuto un grande significato. Avevamo fatto delle scelte importanti, che secondo i giostratori, ma non secondo me, toglievano loro delle certezze. E quindi dovevamo solo vincere. Però c’è stata tanta tensione, tanto stress, tanta adrenalina. Ma alla fine siamo stati ripagati alla grande. Quello che mi ha sorpreso è stato invece il comportamento degli avversari. Pensavano che non avessimo preparato niente, che avremmo portato un cavallo esordiente in Piazza, senza abituarlo ai disturbi. Pensavano di coglierci di sorpresa e questo mi ha fatto davvero sorridere".