Ristorante diffuso in città Torna la magia dello stufato

Presentata la kermesse di ottobre che nasce per celebrare il piatto principe della tradizione sangiovannese. Varie le location individuate

Migration

di Marco Corsi

Sarà un grande evento nel segno dello stufato alla sangiovannese, con la città di Masaccio che si trasformerà in un ristorante diffuso. E’ stata annunciata in queste ore "My Stufato" Food & Fun Festival, manifestazione in programma il 15 e 16 ottobre nel centro storico. Un progetto che nasce per celebrare il piatto principe della tradizione sangiovannese. Varie location caratterizzate da menù dedicati, partendo dagli ingredienti dello stufato proporranno degustazioni in chiave sorprendente, per dare un nuovo gusto ad una delle pietanze più apprezzate della cucina valdarnese. Un festival per gli amanti del buon cibo, del divertimento e delle emozioni. Una miscela di ingredienti per un fine settimana condito da eventi itineranti, intrattenimento dal vivo, degustazioni e laboratori per grandi e piccini. La preparazione ha un ingrediente segreto: il drogo, la miscela di spezie che gli stufatari e le drogherie mantengono celata. La ricetta prevede inoltre che la carne di vitello debba essere quella del muscolo della zampa anteriore, in modo da differenziare lo stufato dal comune spezzatino. Ma quali sono le origini? Agli inizi del secolo scorso, in alcune fabbriche, come la Ferriera, la Ceramica, le Fornaci Bagiardi, alcuni operai, particolarmente ghiotti e abili in culinaria, ogni tanto cucinavano lo spezzatino più che altro a base degli interiori degli animali.

Uno di questi, Virgilio Aldinuzzi, nel 1915 fu arruolato nell’esercito ed inviato in Libia dove fece il cuoco del reggimento. Qui scoprì le spezie e soprattutto imparò a cucinare i grandi quantitativi di pietanze. Al suo ritorno conservò gelosamente le scoperte e incominciò ad applicarle prima in casa, poi in Ferriera e infine nei saloni della Basilica, dove s’incominciò a cucinare lo spezzatino che da quel momento prese il nome di "stufato alla sangiovannese" perché solo qui lo si faceva con i nuovi ingredienti e soprattutto con carne delle gambe anteriori di vitello adulto, dando al piatto un gusto diverso dallo spezzatino. Il segreto piano piano passò da un cuoco all’altro degli Uffizi, dando vita ad una vera e propria competizione che ancora oggi si conserva, e poi di casa in casa, nelle osterie e nei ristoranti della città. Ma l’originaria ricetta è rimasta legata agli Uffizi e solo in questa circostanza viene applicata.