Ripartenza, effetto weekend: bar e ristoranti risalgono al 90% di aperture

Saracinesche alzate in tutto il centro: l’handicap del turismo che mancava diventa una forza, spinta dei soli residenti. Allarme lavori in via Redi: qui rischiamo la chiusura

Tra movida e commercio

Tra movida e commercio

Arezzo, 23 maggio 2020 - I ritardatari, forse i più prudenti, forse quelli che si erano organizzati per ultimi, hanno riaperto fra ieri e oggi, sfruttando l’onda d’urto del fine settimana. Compresi due simboli del centro come il Caffè dei Costanti, di nuovo in attività da ieri pomeriggio, e Gli Svizzeri del Canto de’ Bacci, che le serrande le rialzano stamani, con tanto di pacchetto sconto sul caffè e sulla colazione (cappuccino-cornetto).

Più sopra, il ristorante La Pieve è stato l’ultimo a sollevare il sipario in una zona (piazza Grande e dintorni) che è già tornata al gran completo, compresa la Lancia d’Oro di uno dei fratelli Fazzuoli, Maurizio, che si è fatta un gran bello spot grazie alla vittoria nei «4 ristoranti» di Alessandro Borghese, andato in onda giovedì, anche in maxi-schermo, con tanto di sindaco Ghinelli, sotto le Logge Vasari.

Ormai, e le associazioni di categoria Confcommercio e Onfesercenti confermano, siamo a un tasso di ripartenze che anche nel settore bar-ristorazione sfiora il 90 per cento, con i negozi al dettaglio prossimi alla riapertura completa. Considerando che lunedì il primo, timido ritorno era partito, bar, ristoranti e pizzerie, alla metà del potenziale, cioè fra il 40 e il 50 per cento, siamo di fronte a un balzo poderoso che pone Arezzo ai vertici regionali, molto sopra Firenze, che pure è sempre stato un faro anche qui.

Perchè tanta differenza, perchè il 90 per cento di Arezzo diventa il 40 di piazza della Signoria e dintorni o di altre città a forte vocazione turistica, come spiega Franco Marinoni, direttore regionale di Confcommercio nonchè direttore provinciale di Firenze e Arezzo? Il paradosso è che quello che è sempre stato l’handicap degli aretini, cioè il ritardo del turismo appena intaccato dal recupero degli ultimi anni, si trasforma adesso in un punto di forza.

Qui si può rimettersi in marcia con forza perchè il pubblico, sia dei ristoranti che dei bar e negozi, è essenzialmente locale, Firenze invece, per la quale i turisti erano il 90 per cento degli affari stenta assai, perchè di vacanzieri ovviamente non c’è l’ombra e i fiorentini si sono disabituati a usare il centro.

Infatti, le strade che eravamo abituati a vedere brulicanti, comprese quelle intorno al Ponte Vecchio, fanno adesso paura per il deserto di negozi chiusi e di folla che non c’è. «Non è solto la differenza fra il capoluogo di regione e una città di provincia - spiega Marinoni - è anche il muro che a Firenze separa il centro dai quartieri residenziali, dove i negozi hanno riaperto quasi tutti, perchè alimentati dai residenti.

Ma dove di abitanti non ce ne sono più perchè surclassati dall’invasione turistica, c’è solo da piangere. Spero di sbagliarmi, ma credo che un fenomeno così possa costare caro anche alla città più turistica dell’Aretino, Cortona che vive di chi viene da fuori».

Questa comunque è sociologia economica. La realtà che riflette è quella di una piazza San Francesco che ormai è riaperta al completo, come altre vie da movida quali via de’ Redi, via de’ Cenci e via Madonna del Prato. Con il punto interrogativo dei locali, come il Grottino, altro partecipante alla trasmissione di Borghese, e l’Osteria Luchino che rischiano di vedersi rovinata la stagione dai lavori pubblici che tutti loro chiedono di rinviare all’autunno.

Il Corso assomiglia ai Navigli per densità di folla, ma quello è l’effetto shopping. In piazza Grande manca un solo ristorante all’appello, per stasera ci sono già prenotazioni importanti. «Certo - ragiona Fazzuoli - per ora è ripartenza lenta, soprattutto a pranzo. La nostra clientela era fatta al 60-70 per cento di turisti che non ci sono più, ma con gli aretini almeno restiamo a galla». E’ già qualcosa dopo la Grande Paura del lockdown.