Processo keu al via. Il filone aretino tra l’impianto Lerose e gli scarti dell’oro

Oggi l’udienza preliminare nel procedimento nato dall’inchiesta sullo smaltimento dei fanghi tossici delle concerie: la famiglia calabrese residente in Valdarno e i rapporti con la ’ndrangheta.

Processo keu al via. Il filone aretino tra l’impianto Lerose e gli scarti dell’oro

Processo keu al via. Il filone aretino tra l’impianto Lerose e gli scarti dell’oro

Si apre oggi, a tre anni esatti dalle prime indiscrezioni di stampa, il processo sullo scandalo keu, dopo il rinvio a giudizio per 24 indagati e 6 società. Il processo che si apre oggi con l’udienza preliminare, cerca di fare chiarezza sul sistema di smaltimento dei fanghi conciari che ha coinvolto la Toscana fino a lambire i palazzi del potere regionale. Un vaso di Pandora scoperchiato dalla Direzione distrettuale antimafia di Firenze da cui è emersa la possibile esistenza di rapporti tra la criminalità organizzata, la politica e le imprese.

L’inchiesta condotta dal pm Lorenzo Gestri che ha portato alla luce livelli di inquinamento e contaminazione dannosi per l’ambiente e per l’uomo, e ha scoperchiato quello che sembra un intreccio velenoso tra una parte dell’imprenditoria, la politica ed elementi della pubblica amministrazione.

Ci sono anche risvolti aretini dell’indagine: da una parte la famiglia Lerose, accusata di essere vicina alla ’ndragheta calabrese, dall’altra Chimet e Tca che smaltivano gli scarti della lavorazione orafa proprio nell’impianto di Levane.

Nell’udienza preliminare di stamani fra le prime questioni ci saranno le costituzioni delle parti civili tra cui quella del Comune di Bucine. Sono 13 i siti individuati dalle indagini in Toscana, nei quali il Keu sarebbe finito a tonnellate, per riempimenti stradali nonostante – per l’accusa – non ne fosse consentita tale modalità di recupero perché avrebbe potuto rilasciare nel suolo e nelle acque sotterranee significative concentrazioni di metalli pesanti. Tra questi anche il sottostrada della Sr 429 a Empoli, poi l’area ex Vacis a Pisa, un’area a Crespina e una a Pontedera. La prima udienza dovrà affrontare, appunto, questioni preliminari e – non è escluso – la eventuale richiesta di riti alternativi. Un rosario di reati quelli che, a vario titolo, vengono contestati: associazione per delinquere finalizzata alle attività organizzate di traffico illecito di rifiuti e inquinamento ambientale, corruzione in materia elettorale e di indebita erogazione di fondi pubblici danni della pubblica amministrazione, falso e impedimento del controllo da parte degli organi amministrativi e giudiziari.

È un’inchiesta che spazza via, in un sol colpo, vent’anni di progetti e proclami sull’ambiente e sull’economia circolare fatti dal distretto conciario di Santa Croce sull’Arno, in provincia di Pisa, il più importante polo italiano per la produzione di pelli per borse e scarpe dei marchi internazionali del lusso, che negli ultimi tempi ha attirato importanti investimenti esteri. L’ipotesi dei magistrati è che la politica locale abbia aiutato il distretto conciario di Santa Croce ad evitare controlli e ad avere deroghe sugli scarichi e sulle autorizzazioni ambientali. Le relazioni pericolose dei conciatori con le associazioni criminali sarebbero passate attraverso Francesco e Manuel Lerose, personaggi vicini alla criminalità organizzata, che avrebbero smaltito irregolarmente le ceneri ottenute dal trattamento dei fanghi di depurazione delle concerie per farne materiali edilizi (conglomerati bituminosi e cementizi) per sottofondi stradali. Quelle ceneri - dicono ora i magistrati - contenevano però alte concentrazioni di cromo, e dunque i materiali che ne sono derivati sono tossici e hanno inquinato falde e suolo.

Queste le persone che, a vario titolo e con posizioni diverse, rischiano il processo: per il filone di Santa Croce, Alessandro Francioni, Franco Donati, Nicola Andreanini, Silvia Rigatti, Lorenzo Mancini, Cristina Brogi, Antonio Lasi, Fabrizio Veridiani, Aldo Gliozzi, Maila Famiglietti, Alberto Benedetti, Giulia Deidda, Edo Bernini, Ledo Gori, Andrea Pieroni, Francesco e Manuel Lerose, Annamaria Faragò. Per il filone aretino Claudio Tavanti, Claudio Guadagnoli, Luca Benvenuti, Claudio Fagioli, Mario Guidelli e Francesca Tartamella.

f.d’a.